martedì 27 ottobre 2015

Toh, ha chiuso un'altra libreria ...

G. Luca Chiovelli

A via S. Caterina da Siena, a Roma. Mi pare fosse una libreria antiquaria, attaccata a un'altra, Amore e Psiche, dismessa poco tempo fa.
Non è una gran notizia: durante gli ultimi cinque anni c'è stata una moria epidemica di librerie; e anche di edicole, spesso trasformate in spacci d'oggettistica cinese per turisti: colossei di plastica, calendari idioti, cartoline e così via.
Lo ripetiamo: non è una notizia.
Le notizie, straordinarie, sono invece due.

La prima. È straordinario che non abbiano chiuso tutte le librerie, almeno quelle indipendenti. Fra tasse, imposte, ignoranza diffusa e neghittosità degli amministratori ciò rappresenta un vero miracolo di resilienza.

La seconda. È altrettanto straordinario che tale pestilenza epocale non venga recepita affatto dagli statistici del libro (giornalisti, intellettuali, sondaggisti, ricercatori). Per loro le cose vanno malino. La percentuale dei lettori è in declino: dal 43% al 41,6%. Malino. Maluccio. La parola “disastro” - l’unica che abbia un senso oggi - esita a essere espulsa dalle loro boccucce esitanti. Ma quale 43 e 41! Qui è già tanto che ci sia una quota di lettori al 15-20%! Ma loro fanno i pesci in barile; si lamenticchiano, borbottano, proludono, menano il can per l’aia; poi vanno a conferenze dove discutono del nulla ingozzandosi di qualche tartina e buonanotte.
Dal 43% al 41,6% … ma, insomma, chi diavolo le fa queste statistiche? L’Istat? E come le fa? Sondaggia, telefona, chiede pareri? Che fa l’Istat? Non sarà che tali augusti istituti si fanno infinocchiare come certi antropologi bianchi dagli aborigeni? I grandi ricercatori bianchi (un nome a caso: Margaret Mead) s’inoltrano nelle giungle amazzoniche, nelle distese africane, nei deserti australiani, presso i Cippa Lippa del Borneo: studiano, osservano, registrano; gli aborigeni gli rifilano qualche fregnaccia e loro tornano pimpanti nelle loro linde università a scrivere l’opus della vita. Gli aborigeni - intesi come popoli indigeni -  hanno, infatti, un proprio sense of humor; tipicamente aborigeno vien da dire.
E così l’Istat … telefona a casa dell’Italiano medio e domanda: “Scusi lei, non è che per caso ha letto un libro nell’ultimo anno?”. E l’aborigeno italico medio che fa? Si vergogna, ovviamente. E va giù di fregnaccia: “E come, non l’ho letto … certo, adesso, su due piedi … preso a freddo ... non mi ricordo il titolo …”. E il sondaggiarolo: “Non fa niente, non è questo che ci interessa … io segno lettore, va bene? Buongiorno, e scusi per il disturbo …”. E l’Italianuzzo, che non ha letto manco le Pagine Gialle, con un sospiro di sollievo: “Ma le pare. Nessun disturbo … esequie … di nuovo esequie a lei e al dottore …”.
E le statistiche si gonfiano. Tanto da far dire, ancora, in piena disfatta culturale e morale: le cose non vanno male .. vanno malino, anzi quasi bene … ci si può riprendere, via … con qualche bel finanziamento …
Sì, questa è l’unica interpretazione possibile. Questi tipi (intellettuali, studiosi, Istat, sondaggiaroli e compagnia cantante) non hanno capito nulla della realtà. Sono al di sopra di qualsiasi realtà. D’altra parte che intellettuali, sondaggisti, statistici, giornalai e bibliofili vari siano completamente assorbiti in un proprio mondo di fantasia è un fatto; altrimenti non si giustificano, ad esempio, i seguenti titoli, in disprezzo totale del principio di non contraddizione:

“Crescono i lettori, calano le vendite”
“Boom di visitatori al Salone del libro di Pizzighettone, vendite in calo”

Roba da far rivoltare nella tomba Aristotele. Ecco altre chicche:

“La quota di lettori fra gli 11 e i 19 anni [al netto dei testi scolastici] è superiore alla media, ben oltre il 50%”
“Il 9,8% delle famiglie non ha nessun libro in casa …”

… avete capito? … fra gli 11 e i 19 anni, quando la febbre dello smartphone è al massimo, al netto dei testi di scuola, sono tutti lettori … roba da sbellicarsi dalle risa … e che dire di quel 9,8% di senza libro … mi sa che hanno dimenticato un 4 o un 5 davanti a 9,8 … ecco: un 49,8 sarebbe molto più aderente allo squallore quotidiano … alla reale realtà … che citrullame, ragazzi … e sono questi i condottieri che dovrebbero salvare la cultura in Italia?

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