domenica 26 maggio 2013

Il mondo contemplato dal bordo di una piscina

Caroline Lunoir, La mancanza di gusto, 66thand2nd, traduzione di Maurizia Balmelli e Elena Malanga, pp. 112, euro 12

Stella Sofri
Come in un rito che si rinnova nel tempo, quattro generazioni di una famiglia, i cui privilegi vengono da lontano, si danno appuntamento in un castello nel sud della Francia per trascorrere insieme il tempo della vacanza in un sottile equilibrio, una specie di interludio che ha come tema, ad di là di ogni storia personale, la continuità della genealogia e la l’appartenenza ad una élite sociale. Una grande famiglia organizzata in modo gerarchico, dominata dalle quattro sorelle della nonna della protagonista Mathilde, voce narrante, e un nonno per il quale la giovane donna mostra comprensione e simpatia.
La custodia e la cura della casa è affidata a Rosana, donna energica, capace di tenere a bada la molteplicità dei personaggi che si affacciano periodicamente in quel luogo di intermittente letargo. Rosana ha una sua famiglia, marito e figlio adolescente che compaiono sullo sfondo della vicenda.

Per Mathilde, le giornate scorrono nella luminosità irreale di una noia senza tempo, in un vacuum estivo in cui ogni componente della famiglia scivola verso una regressione assecondata dal permanere di un ambiente, il castello, apparentemente sempre uguale, in realtà, ad un occhio attento, sottoposto ad un lento inesorabile deterioramento. Quasi testimone e specchio del deteriorarsi di una società di cui anziani e giovani lì convenuti sono espressione.
Nei discorsi degli anziani affiorano opinioni politiche, confronti tra la loro generazione e la attuale. Mathilde si limita, di tanto in tanto a esprimere qualche considerazione polemica. “I nostri vent’anni, i nostri trent’anni, non sono carne da macello. La voracità della storia mi ha risparmiata. E’ vero sono tra quelli che il proprio secolo lo contemplano da seduti. Da bordo di una piscina.” Solo qualche accenno ad una consapevolezza di un distacco non dichiarato, quasi nel rispetto di un family agreement che vincola ogni componente della famiglia a quel luogo. Nessun conflitto, nessuna dichiarazione di guerra: “Non infrango nessuna regola” afferma Mathilde. L’atmosfera ovattata non consente il manifestarsi di quelle contraddizioni che solo qualche decennio prima avrebbero segnato i rapporti generazionali. Dell’inerzia e della passività di fronte alla comodità e al benessere vissuto dalla sua generazione nel presente Mathilde è pienamente consapevole: «Mi abbronzo, ma ho paura. Paura di questa abbronzatura facile. Paura di questa vita senza lotta. Paura della disinvolta logica del clan di cui sono un degno prodotto. [...] Non c’è niente che io debba strappare al mondo per esistere. Ho conosciuto sempre e soltanto il benessere. Ho avuto in dote tutto il necessario per perpetuare la mia classe».
E’ il nonno Paul, che si propone come elemento discordante, perlomeno agli occhi di Mathilde, a concepire l’idea di creare qualcosa che rompa la monotonia, a introdurre una novità, un’attrattiva per quel luogo fermo nel tempo. Forse nell’intento di sventare il rischio che a lungo andare genitori e figli possano cercare altrove una meta alle vacanze. Paul decide di dotare il castello di una piscina in cui giovani e vecchi possano affrontare la calura estiva: è la piscina all’origine dell’esile trama del racconto. La decisione impulsiva e generosa di Paul di concedere a Rosana, custode del castello, di bagnarsi nelle chiare, fresche e dolci acque in assenza della famiglia, scatena l’immediato sdegno e l’irritazione dei congiunti che invitano Paul a ritirare la proposta incauta. Ma la custode, che percepisce da subito il disagio del clan familiare, rifiuta autonomamente l’offerta.
Mathilde, il cui agire è esteriormente rinunciatario e passivo, lascia trasparire la propria diversità solo nei pensieri. Lo sguardo critico, accompagnato da un sentimento di nostalgia per les temps jadis che percorre l’intera narrazione, è rivolto ad indagare il permanere di un sistema di valori familiari e l’accettazione di quel sistema da parte di una giovane generazione rassegnata. La piscina diventa così la metafora di una incapacità ad accogliere il cambiamento da parte di una borghesia che considera diritti inalienabili i propri privilegi in quel rifugio fuori dalla storia che è il castello; una borghesia incapace di modificarsi in un contesto storico in cui privilegi e pregiudizi non sono più indiscussi e intoccabili.
La qualità straordinaria del breve racconto sta nella raffinatezza di un linguaggio, che non è mai costruzione formale, ma pura, essenziale espressione di un sentire che si esprime attraverso parole che danno vita a situazioni, luoghi, persone.


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