giovedì 16 maggio 2013

Spark ...spacca

Marta Ancona
Credo sia capitato di rado che nel corso di un incontro su un libro si siano formati, tra i lettori convenuti, due partiti nettamente contrapposti, e con pochissime sfumature di passaggio tra l’uno e l’altro. E’ accaduto esattamente  questo per il  libro della Spark. Dove si è andati dall’ appassionato sostegno di Maria Teresa, di Roberto, e il mio personale, alla sprezzante condanna senza appello di Silvia, e ai giudizi in buona parte negativi di Giovanni,  di Paolo, che ha fatto fatica a terminarlo,  e della maggioranza dei lettori.
Pertanto si è cominciato dalle voci della minoranza a sostegno.
Mentre Roberto trova che la scrittura della S. sia sapiente, la sceneggiatura perfetta nei passaggi imprevisti dei tempi (gli improvvisi e spiazzanti lampi sul futuro dei personaggi, che offrono una visuale del presente persino straziante, come l’anticipazione della fine di Mary Mac Gregor), e il disegno dei personaggi in tratti rapidi, ed efficaci, e Maria Teresa sottolinea il senso della ripetizione sapiente di alcuni dettagli,  Silvia al contrario quasi si indigna per la banalità di quello che definisce un “teatrino”. Fuori dall’incontro poi Silvia mi rivela di essere appena uscita dalla lettura di un saggio particolarmente denso di spiritualità, alto diciamo, su Chiara e Francesco, un saggio di Chiara Frugoni. Allora forse capisco che uscire da lì e incontrare la Spark possa fare uno strano effetto. E poi ci sta che ci si  possa anche arrabbiare con un libro, farci a botte o lasciarlo lì, come ha fatto Giovanni, che se lo voleva portare in viaggio perché aveva deciso di terminare il suo compito e invece lo ha dimenticato
Nessuno, comunque, è rimasto indifferente.
E l’argomento lavoro, tema dell’anno, ha trovato in questo dell’insegnante molti spunti per ricordi personali e valutazioni su una professione fondamentale per la formazione degli studenti e però (anche) potenzialmente “pericolosa”. Perché l’insegnante può segnare i suoi allievi, in positivo e in negativo.
Così alcuni ricordano insegnanti che li hanno segnati, a cominciare da Maria Teresa (che  ci fa notare che quello della Spark è uno dei non molti testi femminili su questo lavoro) figlia di insegnante (-Bravissima secondo legioni di ex-allieve!- dice) e alunna alle elementari di un personaggio in qualche modo simile alla Brodie, una che ci teneva a distinguere le sue alunne da tutte le altre, anche fisicamente, connotandole con un fiocchetto di colore diverso da quello adottato dalla scuola. – Forse era un po’ classista- aggiunge. Forse era un po’ classista la scuola, chissà, la crème de la crème anche lì, e si chiede dov’è la linea che segna la bontà di un insegnante che “plasma” i suoi alunni dagli effetti nefasti dello stesso. Insomma plasmare parrebbe essere un inevitabile corollario di quella professione, ove non sia solo una noiosa trasmissione di nozioni. Ma…
E Roberto a sua volta rammenta la sua insegnante di disegno, altissima e crudele quando, per stimolare l’originalità degli allievi, arrivava a strapparne o sporcarne i disegni che non aveva apprezzato. Crudeltà che rammenta quella della Spark nel delineare i vari personaggi, dagli adulti alle bambine, e quel sense of humour che raramente induce al sorriso per quanto è spietato.
Bea, insegnante a sua volta, nei corsi serali, si rammarica nel dover constatare che insegnanti come Jean Brodie ne esistono, eccome! E, estrapolando e leggendo un brano dal libro, rivela l’espediente che utilizza per “costringere” in qualche modo i suoi alunni a leggere: estrapolare da un libro qualche periodo, che secondo lei ne racchiude il senso, e parlarne.
Giovanna (le è piaciuto? non le è piaciuto?) dice, un po’ come Anna, che il libro sembra fatto apposta per deludere, dopo un inizio che intriga.
Io, che come Maria Teresa e Roberto, ho molto amato il libro (perfino le sue crudeltà, che ho trovato geniali) mi inserisco per dire che l’unica cosa che non mi è piaciuta è la (apparente) totale mancanza di empatia della scrittrice nei confronti dei suoi personaggi: niente li salva e nessuno si salva, sono quasi tutti povere piccole persone che non rivelano mai  aspetti che possano riscattarli dalla banalità dell’esistenza. Ne parlo come se questo fosse un tratto distintivo di una (da me) supposta anaffettività della scrittrice.
Maria Teresa non condivide affatto, ammette la crudeltà della Spark, il suo sguardo è disincantato, non li odia, dice, li dipinge come sono.
Anna si è immedesimata inizialmente nella Brodie: “sembrava quasi un personaggio positivo, mentre poi la Spark pian piano la distrugge”; Silvia da parte sua aggiunge che è l’esempio di come un insegnante non deve essere, egotica, narcisistica, che nel suo narcisismo e egotismo diventa perfino affascinante: l’unica che si ribella alla gabbia del suo racconto della vita, quella che la “tradirà”, Sandy, finirà nella gabbia di un convento, attaccata alle sbarre della grata, per rispondere alle domande di qualcuno o di molti sul suo bizzarro libro La trasfigurazione del banale. Almeno nel libro di Sandy parrebbe che il banale abbia avuto una misteriosa trasfigurazione….

Questo è il resoconto del  gruppo di lettura su Gli anni fulgenti di Miss Brodie dell'11 maggio 2013

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