domenica 19 gennaio 2014

Le note di Leo. Vivaldi, mutamento dei tempi

Ritratto, Gian Battista Tiepolo
Un appuntamento con la musica, per traghettarci dalla domenica al lunedì. 

di Leonardo Castellucci*

Fino a trent'anni fa la musica barocca veniva eseguita con una chiave interpretativa che si riferiva a cadenze e timbri romantico ottocenteschi. Si cercava l'intensità del suono, la forza dello stesso, dentro un tempo registrato nell'apparente esattezza del battere. Errore, almeno per ciò che riguarda il Barocco, ch'è musica di per sé verticale, "spezzata", sospesa, molto più affine al levare, all'imprevedibile approdo di un suono di per sé portato ad aprirsi verso l'infinito. 
Ascoltando le due seguenti interpretazioni la differenza salta alle orecchie. Nella prima esecuzione, quattro grandissimi solisti e un'orchestra numerosa (cosa assolutamente poco filologica) danno al concerto una patina drammatica, carnale, sanguigna. Nella seconda, una piccola ensamble ci introduce in un mondo di suoni interrotti, mozzati, come se la musica fosse in un perenne stato di vibrazione sonoro, di impazienza, di ricerca di sonorità sempre diverse. La forza di una certezza ridotta in un metronomo, nella prima. L'intelligente incertezza del dubbio, nella seconda. Ai tempi di Vivaldi si suonava con questo secondo intendimento.

*Leonardo Castellucci, fine conoscitore di musica, giornalista, scrittore, oggi direttore editoriale di Cinquesensi Editore.
  

Esecuzione 1
Antonio Vivaldi
Concerto per 4 Violini e Orchestra in B Minor RV 580

Direttore Mikhail Terian

Violini:
David Oistrakh
Leonid Kogan
Igor Oistrakh
Paul Cohen







Esecuzione 2
Antonio Vivaldi

Concerto per 4 Violini e Orchestra in B Minor RV 580



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Caricatura di Vivaldi
di Pier Leone Ghezzi(1723)
Letture suggerite
In libreria
Gianfranco Formichetti, Venezia e il prete col violino. Vita di Antonio Vivaldi, Milano, Bompiani (Saggi tascabili) 

Enrico De Pascale, Stefania Macioce, La musica al tempo di Caravaggio - Editore Gangemi

In biblioteca
Gian Francesco Malipiero, Antonio Vivaldi, il Prete Rosso, Milano, Ricordi 1958

Alberto Gentili, La raccolta di rarità musicali "Mauro Foà" -Biblioteca nazionale di Torino, Accademie e Biblioteche d'Italia, 1927/1928, vol.I


2 commenti:

  1. mi sono sempre chiesta se esista una lettura (e una sola) GIUSTA. Di certo esistono quelle del tutto "sbagliate". In questo caso trovo che le due esecuzioni siano entrambe affascinanti, e non mi sentirei di escluderne una a vantaggio dell'altra. Forse (ma forse) la seconda restituisce un clima diverso: più appropriato? Eppure la pretesa della filologia di sapere con esattezza (e questo in tutti i campi) come fossero eseguite le musiche secoli fa mi ha sempre stupito....Personalmente, forse sbagliando, tenderei ad includere, piuttosto che a escludere, promuovendole entrambe...

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  2. secondo quanto dice Leo, c'è sempre una lettura "più" aderente a quanto il compositore aveva in mente ed è questo a cui tendono i musicisti che eseguono e i direttori d'orchestra e lo possono fare anche perché hanno a disposizione spartiti originali, indicazioni (musicali) precise che spesso i compositori hanno lasciato e quelle sono indicazioni incontrovertibili...per un musicista che le capisce. (sono sempre rimasta affascinata da chi sa leggere e interpretare le note, gli spazi, i tempi, i ritmi...scritti su un pezzo di carta a righe)

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