sabato 18 maggio 2013

Iron Man 3, anche i supereroi hanno paura

 Iron Man
Giovanni  Muratore
Prendete un famoso miliardario, eccentrico, geniale e narcisista, reso supereroe da un'armatura in titanio e in vita grazie a un cuore artificiale, aggiungete uno scienziato malvagio e frustrato con la passione per l'ingegneria genetica, una pupa sexy e super intelligente che assume le redini di una multinazionale che produce armi invincibili, un militare patriota con la coscienza in bilico tra falchi e colombe e infine un bambino, che cerca di ritrovare il padre aggiustando oggetti e studiando la fisica e la meccanica. 
Mischiate con cura senza agitare e avrete la ricetta per produrre il terzo episodio dedicato all'uomo di ferro della Marvel.
Ma gli sceneggiatori del film Iron Man 3 non si sono accontentati e a questi ingredienti hanno aggiunto un tocco di follia (nel vero senso della parola): Tony Stark, alias il supereroe più amato e temuto del mondo soffre di intensi attacchi di panico
- nella battaglia per salvare il mondo dagli alieni, ingaggiata insieme al mitico gruppo degli Avengers, Iron Man ha rischiato di morire - e nonostante il suo denaro e le sue conoscenze, ambedue smisurati, non sa come affrontarli e salvare se stesso da demoni che non può sconfiggere con le bordate di energia atomica che usa di solito con i suoi avversari.
Il montaggio veloce e mozzafiato e la rutilante serie di effetti speciali, degni della miglior tradizione hollywoodiana, ci aiutano a comporre il quadro finale di questa nuova fatica cinematografica del regista Shane Black, noto ai più per essere lo sceneggiatore di Arma letale.

 Black, affiancato nella sceneggiatura dagli intramontabili ideatori della Marvel Comics, Jack Kirby e Stan Lee (il quale non perde mai l'occasione di apparire nei film ispirati alle sue creature), non fa rimpiangere Jon Favreau, filmaker dei due precedenti episodi dedicati al "fumetto di latta", anche perché i protagonisti Robert Downey jr. e Gwyneth Paltrow occupano la scena con classe ed orgoglio e il loro protagonismo viene meno solo per un momento, quando entrano in scena, in un gran finale degno dei migliori giochi pirotecnici, tutte le armature progettate e realizzate da Iron Man quali copie amplificate di un ego insicuro e infantile, che stenta ad affermarsi sulla sua stessa paura.
Per gli amanti dei fumetti, come il sottoscritto, è rilevante la ridicolizzazione di un noto cattivo, il Mandarino, che sulla carta è un temibile malvagio, ma nella versione di celluloide è un attorucolo fallito in cerca di notorietà. E per finire una curiosità: nel fumetto originale Stark si inietta il Virus Extremis, nel film al centro della lotta tra il bene e il male, e diventa tutt'uno con l'armatura, senza bisogno di sostituirla. Sullo schermo, invece, Stark inventa un tipo di armatura inesistente nel fumetto, che può essere controllata mentalmente a distanza, grazie a degli speciali ricevitori che lui si è sparato sotto pelle.

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