giovedì 23 maggio 2013

mvl Cinema, "Rughe" d'autore


Questo è il mondo al contrario. Il tempo che c’è tra i pasti è tempo perso. Dormi o vegeti mentre guardi la televisione, e aspetti il prossimo pasto”.

Giulio Olesen
Il fumetto d’autore incontra ancora una volta il cinema con successo. Inaugurato per il grande pubblico da Valzer con Bashir, il connubio prosegue sulla scia di opere recenti come L’illusionista o La bottega dei suicidi, confermando la possibilità di produrre cartoni animati di qualità, capaci di affrontare argomenti intimi e delicati come un equilibrista su un filo tra il dolce e l’amaro. Da oggi in esclusiva al cinema Aquila è in programmazione Rughe (Arrugas), il lungometraggio animato tratto dal pluripremiato graphic novel omonimo del fumettista spagnolo Paco Roca. Il film, diretto da Ignacio Ferreras e animato dallo stesso Paco Roca, tratta in maniera affettuosa ma senza pietismo il tema dell’Alzheimer, con le scelte, la frustrazione, la relazione con il tempo e con gli affetti più cari che la malattia porta con sé. In equilibrio tra la drammaticità della condizione degli anziani e la leggerezza della narrazione, l’autore utilizza la dimensione della vecchiaia come una tela sulla quale dipingere, guidato dall’ironia e dalla metafora, i rapporti di forza umani all’interno di una sintesi della società: la casa di riposo in cui l’anziano protagonista, Emilio, viene lasciato dal figlio.
La capacità espressiva del film è giocata soprattutto su questi rapporti di forza che s’instaurano tra Emilio, con il suo sguardo pieno di frustrazione e rifiuto, e la compagnia con cui si ritrova a convivere, fatta di uomini e donne soli e intrappolati nella loro senilità ma anche tra tutti loro e il mondo esterno, fatto di ricordi e limiti invalicabili. La relazione con la malattia e la morte s’intreccia metaforicamente ai luoghi fisici, come il secondo piano della casa di riposo dove finiscono i malati non autosufficienti, e alla memoria, restituendo la terribile sensazione di non potersi fidare di sé stessi.

La leggerezza, invece, risiede nella totale mancanza di giudizi di valore tenuta sempre in bilico dalla sottile ironia creata dalle contraddizioni. Il senso di colpa del figlio e la ruvidezza della malattia del padre lasciano sul filo la possibilità di un giudizio morale così come il cinismo pietoso di Miguel, il compagno di stanza di Emilio, non rende facile abbandonarsi né alla commiserazione né alle divertenti manifestazioni dell’avanzare dell’età. Miguel è il personaggio che funge da coro a tutto il racconto. Assecondando con il suo cinismo le consolazioni illusorie degli altri ospiti, fornisce ad Emilio un appiglio di realtà dalla quale lentamente si sta distaccando. Ad ogni tentativo di ricondurre la sua esistenza a ciò che è sempre stata la sua quotidiana relazione con la società, viene contrapposto il dato di realtà che la loro condizione impone.
Il mezzo cinematografico arricchisce notevolmente la narrazione sottolineando proprio quest’ultimo aspetto. La sovrapposizione delle realtà “vissute” da Emilio restituisce il senso della malattia e dignità alla degenza. La possibilità di prolungare l’immagine e di connotarla attraverso la musica permette di dilatare il tempo aumentando la drammaticità. Il graphic novel trova così un’espressività maggiore ma soprattutto la possibilità di coinvolgere lo spettatore nella dimensione del tempo e del vissuto degli anziani. L’utilizzo dell’animazione permette di lasciarci trasportare dalla lotta per la sopravvivenza della loro individualità e, nello stesso tempo, di osservare come lentamente questa finisca per diventare il mezzo d’evasione dall’ultima contraddizione, quella tra la razionalità e il sogno, tra il cinismo e il desiderio di essere ancora felici.
Rughe traccia così un ritratto di una categoria a cui cinema e letteratura hanno dato sempre poco spazio, gli anziani. I majores spagnoli disegnati da Paco Roca, frutto delle relazioni e degli incontri personali dell’autore, rappresentano un archetipo per un’anzianità occidentale, fatta di squallide case di riposo, documentari sugli animali, casinò e isolamento, combattuta tra la volontà di non essere di peso alle nuove generazioni e la paura di essere lasciati soli. Sono sensazioni che il film riesce a rendere intergenerazionali, assieme ai loro opposti: il desiderio di libertà, l’amicizia e l’amore, sentimenti atavici e ultime pulsioni vitali, comuni tra lo spettatore e i protagonisti, quindi tra la società e la realtà emarginata di Emilio. Ed è proprio questa componente empatica a ridare dignità ai personaggi, attraverso i loro ricordi, semplicemente per la loro esistenza.

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