venerdì 13 dicembre 2013

John Donne, Notturno nel giorno di Santa Lucia, il più breve dell'anno

La composizione fu scritta, probabilmente, nel dicembre del 1611. Il poeta, che già s'era accomiatato dolorosamente dalla moglie incinta per un viaggio a Parigi, ebbe, in sogno, una visione terribile: di lei, con un bambino morto fra le braccia.
Spaventato, spedì, quindi, un corriere a Londra per sincerarsi delle sue condizioni.
E fu nell'attesa, dura, poiché riteneva la consorte deceduta, che le cinque stanze del Nocturnal furono composte.

* * * * *

Traduzione di Cristina Campo.
Il giorno di Santa Lucia è il più breve dell'anno: appena sette ore.
È la mezzanotte. Le stelle sono come le fiaschette della polvere da sparo degli archibugieri poiché immagazzinano l'energia diurna del sole; dato che il sole raggia solo sette ore in tal giorno, esse non rendono che fiochi bagliori.
La terra è morta. Il balsamo vitale è stato bevuto avidamente dalla terra come l'acqua dagli idropici: essa appare disseccata come se la vita si fosse ritirata nel sottosuolo, così come la linfa pare scendere ai piedi del letto di morte degli agonizzanti.
Eppure tale desolazione è festosa se confrontata allo stato d'animo del poeta.

Questa è la mezzanotte dell’anno e lo è del giorno
di Lucia, che per sole sette ore
solleva la sua maschera.
Il sole è esausto e ora le sue fiasche
spremono tenui sprazzi, nessun raggio costante.
Tutta la linfa del mondo è caduta.
L’universale balsamo bevve la terra idropica;
là, quasi a piè del letto, s’è ritratta la vita
morta e interrata. Eppure tutto ciò sembra ridere
appetto a me che sono il suo epitaffio.

Io sono diventato materia di studio per i nuovi amanti – continua Donne. Sono niente, sono nulla. L'amore, terribile alchimista, è riuscito a far di me un compendio di tutte le cose morte; della tenebra, dell'assenza, della privazione.

Dunque studiatemi, voi che sarete amanti
in altro mondo, un’altra primavera:
sono ogni cosa morta onde operò l’amore
nuova alchimia. Perché una quintessenza
distillò la sua arte anche dal nulla,
da opache privazioni e da scarne vuotezze.
Mi distrusse. E ora mi rigenerano
assenza, buio, morte, le cose che non sono.

Così come tutto prende origine da tutto, essenza, vita, anima, spirito, io che son oggetto dell'alchimia d'Amore, sono il nulla del nulla, il vuoto del vuoto, l'idea di tutte le idee del nulla.
Le anime di due amanti formano un solo inscindibile universo: un cosmo ordinato. Se l'uno non ama l'altro costantemente, infrange tale stato e porta il caos rendendo la coppia, che prima era viva unita, nient'altro che la somma di due cadaveri, vuoti e senz'anima. E perciò, ora che tu sei morta, moglie mia, io son fatto niente.

Tutti gli altri da tutte le cose
traggono tutto ciò che è buono: vita, anima,
spirito, forma e ne hanno esistenza.
Io, grazie all’alambicco dell’amore,
son la fossa di tutto ciò che è nulla.
Spesso noi due piangemmo
un diluvio e ne fu sommerso il mondo:
noi due. E tramutammo spesso
fino a due caos quando mostrammo cura
d’altri che noi, e talora l’assenza,
rubandoci le anime, fece di noi carcasse.

Sono annichilito. Tutto è a me superiore: l'animale che, pur bruto, possiede un fine; la pianta, e anche le pietre a cui è proprio un sentimento. E persino l'ombra, per esser tale, deve vantare un qualcosa che la produca, un corpo e la luce. Tutto, insomma, anche l’oggetto più fuggevole, reca una facoltà, minima, che la partecipa dell'essere: ma questo non vale per me, ridotto a quintessenza del nulla, al niente (the first nothing) che precede la creazione del mondo stesso.

Ma, grazie alla sua morte (parola che l’offende),
dal primitivo nulla io son fatto elisir;
fossi uomo, dovrei sapere d’esserlo;
preferirei, se fossi bestia, un qualche
fine od un qualche mezzo, se persino le piante,
persin le pietre detestano od amano:
tutto, tutto s’investe di qualche proprietà;
fossi un nulla qualunque, come l’ombra,
dovrebb’esservi un corpo ed una luce. Ma
sono nulla. E non vuole rinnovarsi il mio sole.

Voi amanti preparatevi alla passione che sboccerà in primavera: il sole (lesser sun) trascorre infatti nel Capricorno, assorbendo la lussuria del simbolo per ridonarla nella stagione nuova.
Ma il vero sole (Sunne), l'amata moglie, non si rinnoverà.
La mia vita del poeta, già ridotta al nulla primigenio, ora sarà solo celebrazione (vigil) della morte dell'amata e attesa (eve) della ricongiunzione con lei nella vita ultraterrena.

Voi, amanti, pei quali il minor sole
a quest’ora è passato in Capricorno
per succhiarne voluttà nuova e donarla a voi,
o voi tutti, godetevi l’estate.
Poiché ella gode la sua lunga festa
notturna, lasciate ch’io m’accinga
verso di lei, lasciate che io chiami quest’ora
la sua Vigilia, la sua Veglia. Questa
è mezzanotte fonda, e dell’anno e del giorno (1)

La poesia nella traduzione di Giovanni Anchiseo


È la mezzanotte dell’anno, il giorno di
Santa Lucia che, a stento, in sette ore si disvela.
Il sole è sfinito, e ora le sue fiasche
Non raggi costanti, ma deboli bagliori recano.
L'intera linfa del mondo è riassorbita:
La terra idropica bevve l’universale balsamo.
Disseccata, come ai piedi del letto, la vita s'è ritratta,
Morta e interrata; eppure tutto ciò sembra ridere

Rispetto a me che ne sono l'epitaffio.


E allora studiatemi, voi che amerete
In un altro mondo, in un’altra primavera,
Perché sono reso tale a tutte le morte cose,
E mutato da nuova alchimia d’Amore.
Perché la Sua arte anche dal Nulla
Ha distillato una quintessenza,
Dalla privazione opaca, dalla meschina vacuità.
Egli mi ha annichilito, e ora mi rigenera
Dall’assenza, dalla tenebra, dalla morte - cose che non sono.


Tutto da tutto prende ciò che è bene,
Vita, anima, forma, spirito, e ne trae l'esistenza.
Io, dall’alambicco d'Amore son fatto tomba
Di tutto, che è niente. Spesso un diluvio
Fu il nostro pianto, e ne
Inondammo il mondo. Noi due. E spesso divenimmo
Due Caos, allorché mostrammo
Di non curarci l'uno dell'altra; e spesso l’assenza
Ci tolse l’anima, ci rese morti corpi.


Ma per la sua morte (parola che la calunnia)
Del primigenio Nulla un Elisir son fatto.
Se fossi un uomo, che sono uno
Dovrei di necessità saperlo; seguirei,
Se fossi una bestia
Un fine, un mezzo; persino le piante e le stesse pietre odiano
E amano; tutto possiede una proprietà;
Se fossi un qualsiasi nulla,
Come l'ombra, una luce e un corpo dovrebbe pur esserci.


Ma io sono niente; né il mio Sole si rinnoverà.
Voi che amate, voi per cui un minor sole
Ora trascorre nel Capricorno
Per prendere nuova passione, e a voi donarla,
Godete la vostra estate tutta;
Poiché lei s'allegra nella festa della notte eterna,
Ch'io mi disponga a lei, e lasciatemi chiamare
Quest'ora sua Vigilia, e sua Attesa, poiché
Questa è la profonda mezzanotte del giorno, e dell’anno.

(1)
A Nocturnal upon St. Lucie’s day, being the shortest day
TIS the year's midnight, and it is the day's,
Lucy's, who scarce seven hours herself unmasks;
    The sun is spent, and now his flasks
    Send forth light squibs, no constant rays;
            The world's whole sap is sunk;
The general balm th' hydroptic earth hath drunk,
Whither, as to the bed's-feet, life is shrunk,
Dead and interr'd; yet all these seem to laugh,
Compared with me, who am their epitaph.
Study me then, you who shall lovers be
At the next world, that is, at the next spring;
    For I am every dead thing,
    In whom Love wrought new alchemy.
            For his art did express
A quintessence even from nothingness,
From dull privations, and lean emptiness;
He ruin'd me, and I am re-begot
Of absence, darkness, death—things which are not.
All others, from all things, draw all that's good,
Life, soul, form, spirit, whence they being have;
    I, by Love's limbec, am the grave
    Of all, that's nothing. Oft a flood
            Have we two wept, and so
Drown'd the whole world, us two; oft did we grow,
To be two chaoses, when we did show
Care to aught else; and often absences
Withdrew our souls, and made us carcasses.
But I am by her death—which word wrongs her—
Of the first nothing the elixir grown;
    Were I a man, that I were one
    I needs must know; I should prefer,
            If I were any beast,
Some ends, some means ; yea plants, yea stones detest,
And love; all, all some properties invest.
If I an ordinary nothing were,
As shadow, a light, and body must be here.
But I am none; nor will my sun renew.
You lovers, for whose sake the lesser sun
    At this time to the Goat is run
    To fetch new lust, and give it you,
            Enjoy your summer all,
Since she enjoys her long night's festival.
Let me prepare towards her, and let me call
This hour her vigil, and her eve, since this
Both the year's and the day's deep midnight is.

2 commenti:

  1. belle entrambe le traduzioni, ma chi è Giovanni Anchiseo? un sospetto ce l'ho

    RispondiElimina