domenica 7 luglio 2013

Morelli e Donalisio, viaggio sonoro nella poesia di Caproni

Si può "raccontare una lettura"? E di più, una lettura poetica? Enza Bertoni, dopo avere ascoltato sabato scorso le voci di Paolo Morelli e Fabio Donalisio alternarsi seguendo le pagine della raccolta Il muro della terra di Giorgio Caproni, ha scelto di raccontare il suo personale ascolto della lettura.  E chi ha assistito all'incontro e al dibattito vivace, perfino pungente, che lo ha seguito, sa che proprio degli infiniti modi di leggere e di ascoltare si è parlato.

Enza Bertoni

Nell'intimo spazio di Plautilla, abbiamo condiviso la lettura integrale della raccolta Il muro della terra di Giorgio Caproni, fatta dai poeti/scrittori Paolo Morelli e Fabio Donalisio. Mentre le letture si alternavano tra i due, noi abbiamo sperimentato forme di conoscenza della vita, delle cose, che riverseremo nei gesti della quotidianità. 
La poesia di Caproni è viva, è vera! Per il poeta si tratta di mantenere le forme, la purezza essenziale del linguaggio e svuotarlo di senso, cercando di lavorare con le parole, di attraversare la storia senza esserne attraversati. 
"Tutto sembra intatto, ma il poeta rimane con se stesso" dice Morelli.Ed è una posizione etica del poeta Caproni, il luogo dal quale guarda e scrive, ma che non dà la possibilità di impossessarsi e raccogliere gran quantità di ricordi, di emozioni, poiché nel suo "viaggio" tra le parole e i suoni dimostra umiltà nel cercare una possibile verità delle cose. Le parole, dice Donalisio, sono algide e quindi non devono trasmettere pathos (?), ma lasciano un segno particolare, afferrando il senso profondo, nascosto che ci spinge oltre.

                                             "L'uomo che se ne va
                                              e non si volta : che sa
                                              d'aver più conoscenza
                                              ormai di là che di qua"
Il tono si modifica nel ritmo, nei suoni, che a volte si fanno incalzanti, altre volte ossessivi come i canti dei pastori.

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