giovedì 5 dicembre 2013

Parti da un libro (chissà dove arrivi)


Simona Baldelli *
Ammetto di avere in testa un po’ di confusione.
Ieri sera, Maria Teresa Carbone, mi ha consegnato alcuni fogli che riportavano un articolo uscito qualche giorno fa, circa un minuscolo paese scozzese, Wigtown, che conta mille abitanti e 12 librerie (ho trovato un altro articolo che ne censisce 11, ma tant’è).
La storia di Wigtown, comune a gran parte della Scozia racconta di un periodo, a cavallo degli anni ’50, di grande crisi, povertà, disoccupazione ed alcolismo diffusi. Fino al momento in cui un gioielliere inglese ancor più povero a causa di una serie di furti che lo gettarono sul lastrico, (non aveva contratto alcun tipo di assicurazione) decise, con le poche sterline rimaste, di aprire una libreria antiquaria (chissà perché), che andò talmente bene da suggerirgli di aprirne una seconda e così via. Attualmente, Wigtown vive di tutto ciò che ruota attorno alla filiera del libro, dalla scrittura alla vendita di libri, passando per un festival di letteratura e cultura in genere che prende vita ogni mese di settembre.

“Scrivine qualche riga”, mi dice Maria Teresa Carbone.
Io annuisco e metto i fogli in tasca. Non ci diciamo altro, abbiamo già la testa piena di parole, quelle dette e quelle ascoltate, circa librerie, libri, case editrici, microeditoria, Promessi Sposi… e tutto quello che in questi giorni fuoriesce dall’opificio di Plautilla.
Questa mattina, sull’autobus che mi conduce al Palazzo dei Congressi all’Eur, dove sta aprendo la XII Edizione di Più Libri Più Liberi, metto una mano in tasca e trovo l’articolo ripiegato.
Che ci faccio, mi chiedo. Ed entro in confusione.
Sì, perché non so se devo commentare la bellezza di un microcosmo che trova la sua vocazione e la fortuna attraverso i libri, perché non so se devo confrontarlo con il quartiere dove viviamo, che conta 120.000 abitanti (la città dove sono nata, capoluogo di provincia, ne fa 97.000) e non ha una libreria degna di questo nome, se devo pensare ad uno spot turistico per proporre Wigtown come meta di viaggio per forti lettori ed aspiranti autori.
La mia mattinata prosegue girovagando fra gli stand della fiera, piccole e medie case editrici cariche di libri, ascoltando qualche presentazione e conferenza, in particolare una, alle ore 12.00 organizzata dalla casa editrice Sinnos per l’uscita del libro per ragazzi “Salvo e le mafie”, in collaborazione con l’Associazione Antimafie DaSud.
Sono presenti gli autori e anche il magistrato Raffaele Cantone, la platea è gremita di ragazzi, probabilmente delle scuole medie. Gli studenti fanno domande, gli autori e Cantone rispondono. Si parla di mafia, legalità, opportunità, lavoro ed autodeterminazione. I ragazzi vogliono sapere come si riconosce un malvivente, come preservare dalla criminalità il loro quotidiano.
Ottengono risposte.
Io seguo il dibattito, spesso annuisco e qualche volta applaudo. Alle spalle dei relatori c’è il manifesto di quest’edizione di PLPL: “Parti da un Libro” dice il claim che accompagna la faccia aperta e serena di un ragazzo.
Ho appena il tempo di prendere una bottiglietta d’acqua al bar e mi trovo in un’altra sala dove si svolge una tavola rotonda dal fosco titolo: “La crisi dentro la crisi”. Si discute di numeri dell’editoria, che sono, come tutto ciò che circonda, in decrescita. Si espongono dubbi e problemi, qualcuno azzarda delle risposte, che mi sembrano nebulose. Mi sento ancora più confusa e non mi viene da annuire né, tantomeno, voglia di applaudire.
Allora penso all’articolo che ho in tasca ed estraggo il mio piccolo pc portatile dalla borsa.
Mi metto a scrivere queste righe.
Intravvedo all’improvviso un filo rosso, che parte da un paese gallese che campa di libri, passa attraverso la criminalità organizzata di un Paese il cui Ministro dell’Economia di qualche anno fa diceva “con la cultuva non si mangia” e finisce nell’aria mesta che grava nella sala dove si discute di una “crisi dentro la crisi”, che va ben al di là della filiera dell’editoria (e dove io sto scrivendo).
Non sono meno confusa, ma mi sembra che un nesso ci sia e che la richiesta di scrivere su Wigtown fosse, in qualche modo, inevitabile.
Oppure, semplicemente, a Plautilla, c’è gente che possiede una palla di vetro.

* Simona Baldelli, monteverdeleggina doc, è l'autrice del romanzo Evelina e le fate (Giunti), candidato a diventare domenica 8 dicembre "libro dell'anno" della trasmissione di RadioTre Fahrenheit. Chi lo ha letto e lo ha apprezzato può mandare una email a fahre@rai.it.

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