mercoledì 9 aprile 2014

mvl cinema - La luna su Torino

Raethia Corsini


Tra le diverse recensioni che ho letto su questo nuovo film di Davide Ferrario, mi ha colpito una considerazione di Federico Pontiggia su Il fatto quotidiano: "la leggerezza calviniana del racconto vince il peso esistenziale della storia. Niente di clamoroso e sorprendente, ma un piccolo film condivisibile". 
La luna su Torino, concordo, ha una leggerezza calviniana. E, concordo, non è un film clamoroso. Ma un film per essere visto, circuitato, promosso e apprezzato deve essere per forza clamoroso? O piuttosto deve lasciare qualche emozione, un ricordo, un'idea? Io, com'è chiaro dalla domanda retorica, propendo per questa seconda posizione. Stufa non dei film belli o di grandi film, ma di quelli clamorosi intesi - come ormai s'intendono usando questa accezione - opere fastose imponenti con super cast e super incassi. Tanto per capirci: ho considerato un gioiello sorprendente Still life (regia Uberto Pasolini) che, facendo un giro di voce tra gli amici cinefili, abbiamo visto in tre. Eppure ho un'anima pop. Ma torniamo a Torino e alla sua luna con la quale Ferrario illumina una città inusuale, almeno per il grande schermo.
La ex capitale dell'automobile è un set perfetto e per nulla scontato, specie gli ambienti che il regista ha scelto per narrare, con levità e al ritmo della prosa leopardiana, le solitudini e le speranze esistenziali dei nostri tempi incarnate da tre personaggi: Ugo (Walter Leonardi), Maria (Manuela Parodi), Dario (Eugenio Franceschini) tra i 20 e i 40 anni. Tutti in cerca di un posto nel mondo e del loro magari modesto ma sincero pezzetto di felicità. La Torino nuova (la Mole appare di contrabbando dalle finestre) nella quale agiscono è certe volte bizzarra, altre indolente, altre magica come quando la si narra incastrata - come lo è realmente - al 45° parallelo cioè posta a uguale distanza tra Equatore e Polo nord. Un riferimento geografico che nel film torna sovente come escamotage per suggerire che i protagonisti si trovano a metà strada di qualcosa: di un guado, di una scelta, della vita, di un viaggio verso l'altrove forse salvifico. Gli attori (bravi) si muovono in equilibrio su quel crinale e i loro volti di "non celebrities" accrescono il valore di ciò che raccontano: la realtà. Minima, normale anche nelle sue assurdità, malinconica, indefinita, precaria. Com'è l'esistenza, inclusa quella borghese del protagonista (interpretato da Walter Leonardi): quarantenne flâneur bodleriano che, dilapidata l'eredità di famiglia, vive nella sua villa che di lì a poco gli verrà pignorata. Citazioni letterarie, dialoghi asciutti con vecchi partigiani, sesso "nonsense", sguardi stralunati, canzoni mestamente comiche "sull'amore che non c'è" (penso in particolare a quella suonata e cantata da Ugo alias Walter Leonardi insieme con il Coro delle Mondine di Novi) fanno de La luna su Torino un collage tra passato e presente, composto da frammenti di una realtà resa indolente e vischiosa dalla generale insistente assenza di prospettive. È un piccolo film (per citare di nuovo Pontiggia) che regala una piacevole ora e mezzo, con spunti perfino filosofeggianti e dove, alla fine, tutto torna: anche la voglia di cercarle, le prospettive. Magari in un altrove, sopra o sotto il 45° parallelo. 

A Roma al Cinema Farnese, fino a giovedì 10 aprile

1 commento:

  1. non l'ho ancora visto, ma forse lo vedrò. ho invece ho visto still life (come si fa il corsivo?) e sono d'accordo, anche di più, con te, su quelli che vengono definiti film clamorosi o sorprendenti. evviva anche i piccoli film che sanno regalare qualcosa di sorprendente...

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