domenica 29 settembre 2013

L'incipit della domenica: La religiosa


“Con il passare dei secoli, aumenterà il numero di libri, al punto che possiamo prevedere un tempo in cui imparare dai libri sarà difficile come studiare l’universo". Così scrisse il preveggente Denis Diderot, di cui tra pochi giorni, il 5 ottobre, ricorre il trecentesimo anniversario dalla nascita. Lo ricordiamo dedicandogli l'incipit della domenica di oggi, tratto da una delle sue opere più celebri, La religiosa. Il testo, nella traduzione di Antonio De Giorgio, è reperibile e scaricabile integralmente alla pagina Diderot del benemerito sito Liber Liber, che mette a disposizione del pubblico classici italiani e talvolta, appunto, anche stranieri. Chi conosce il francese potrà approfondire la conoscenza dei libri del grande illuminista nella sezione a lui dedicata del sito dell'Université du Québec à Chicoutimi.

Denis Diderot
La risposta del signor marchese di Croismare, se mai me ne darà, mi fornirà le prime righe di questo scritto. Prima di scrivergli, ho voluto conoscerlo. È un uomo di mondo, si è distinto sotto le armi, è anziano, vedovo, ha una figlia e due figli ai quali vuole molto bene e dai quali è adorato. Di nobili natali, è uomo colto, intelligente, di umore gaio, con un gusto spiccato per le belle arti. È soprattutto una persona originale. Mi hanno fatto l’elogio della sua sensibilità, del suo senso dell’onore, e della sua probità; e dal vivo interesse che ha dimostrato per il mio affare, nonché da tutto quello che mi è stato detto di lui, ho desunto che non mi ero affatto compromessa rivolgendomi a lui. Non c’è però da illudersi che si risolva a mutare la mia sorte senza sapere chi sono, ed è questo il motivo che mi induce a vincere il mio amor proprio e la mia ritrosia nel cominciare queste memorie in cui descrivo una parte delle mie sventure, rinunciando ad ogni pretesa di stile, con l’ingenuità dei miei giovani anni e la franchezza del mio carattere.
Poiché il mio protettore potrebbe esigerlo, o potrebbe anche venirmi l’estro di portarle a termine in un tempo in cui fatti remoti potrebbero non esser più presenti alla memoria, ho pensato che il riassunto che li conclude, e la profonda impressione che me ne resterà finché vivo, basteranno a farmeli ricordare con esattezza.
Mio padre era avvocato. Aveva sposato mia madre allorché era già in età alquanto avanzata. Ebbe tre figlie. Possedeva un patrimonio più che sufficiente per accasarle convenientemente, ma per questo occorreva almeno che la sua tenerezza fosse equamente suddivisa, e non mi è certamente possibile fare di lui un simile elogio. Certamente io ero superiore alle mie sorelle per intelligenza e per l’aspetto, nonché per il carattere e le doti che possedevo, ma pareva che questo affliggesse i miei genitori.

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