lunedì 28 ottobre 2013

Bibliomania e bibliofollia / 4 - Robert Musil, Il bibliotecario che non leggeva libri

Lo straordinario estratto da L’uomo senza qualità, di Robert Musil, mette a fuoco il problema che ha afflitto con progressiva forza l’uomo moderno: il controllo del sapere da lei stessa prodotto. Se, prima della stampa, e della diffusione del libro a livello sempre più capillare, era ancora pensabile un universo in cui poter comprimere l’intera conoscenza del mondo (la biblioteca), in seguito tale sogno si è infranto contro la mole incommensurabile dei prodotti intellettuali (cartacei e sonori; ora digitali e sempre più immateriali).
Il catalogo e il database furono e sono tuttora la sola arma a disposizione dell’intellettuale per domare la selvaggia proliferazione della conoscenza. Catalogo che rischia, però, nella propria onnicomprensività, di sostituirsi proprio all’oggetto catalogato, al libro, e, quindi, al suo contenuto ovvero alla conoscenza stessa. Gianfranco Contini lamenterà, nella sua Storia della letteratura italiana: “La rappresentazione caricaturale … del dotto che sa tutto della bibliografia su un autore, ma non legge (o perlomeno non rilegge, o non legge compiutamente) l’autore stesso … è il modello negativo da proporre subito al rifiuto …”.
Nella letteratura moderna, peraltro, non manca la vertigine della lista, per dirla con Umberto Eco: da Borges a Joyce. Vertigine o libidine, poiché la lista o il database illudono, infatti, di poter trattenere lo scibile entro i limiti della pensabilità. L’Ulisse di Joyce, l’opera di Balzac e Zola, dei russi ottocenteschi, l’idealismo filosofico tedesco, le stesse duemila pagine de L’uomo senza qualità, sono gli ultimi, titanici tentativi in tal senso. E i bibliotecari di Musil, nella loro meschinità, non fanno eccezione.
Fermare il tempo, fissare un’epoca, racchiudere l’essenza dell’uomo, dominare il senso della storia.


In Musil tale impresa si colora anche biograficamente: fu egli stesso, infatti, a ricoprire il ruolo di  bibliotecario presso il Politecnico di Vienna, dal 1911 al 1913.

Nell’estratto è il generale Stumm von Bordwehr (“Non molto imponente, con un accenno di pancia e le labbra ombreggiate da uno spazzolino al posto dei baffi”) ad accedere nei penetrali della Biblioteca (l’attuale Hofbibliotek di Vienna). Anch’egli portatore d’una aspirazione, nel suo caso ridicola (“Come faccio a trovare l'idea più bella del mondo?”); anch’egli ossessionato dalla ricerca d’un sapere assoluto e universale che occorre distillare dai miliardi di pagine prodotti dalla civiltà.
Aspirazione ovviamente impossibile da soddisfare, per il generale e per noi tutti; e che contempla due soluzioni di ripiego: quella dei bibliotecari di Musil (conoscere solo la superficie) e quella di Lucio Anneo Seneca (“Devi insistere solo su certi scrittori e nutrirti di loro, se vuoi ricavarne un profitto spirituale duraturo. Chi è dappertutto, non è da nessuna parte”).

Oppure rassegnarsi come Stumm von Bordwehr: non leggere più niente. Infatti, come statuì saggiamente Giordano Bruno: “L’ignoranza è madre della felicità e della beatitudine sensuale”.


Robert Musil, Il bibliotecario che non leggeva i libri
Traduzione di Ada Vigliani

“Uno dei principali presupposti dell'arte militare e conoscere esattamente le forze dell'avversario. Io dunque”, raccontò il generale “mi sono procurato una tessera d'ingresso alla nostra celeberrima Biblioteca di Corte e sotto la guida di un bibliotecario che ... s'è gentilmente messo a mia disposizione, sono penetrato nelle linee nemiche. Abbiamo attraversato quel colossale patrimonio librario e posso dire che non mi sentivo poi tanto emozionato: quelle schiere di libri non sono peggio di una sfilata militare ... M'ero detto che se avessi letto un libro al giorno sarebbe stata una bella fatica, ma prima o poi, anche tralasciando qualcosa di tanto in tanto, sarei arrivato alla fine e avrei potuto pretendere una certa posizione nella vita intellettuale. Ma cosa credi che mi abbia risposto il bibliotecario quando ... gli ho chiesto quanti volumi possedesse quella benedetta biblioteca? Tre milioni e mezzo, mi ha risposto! ... per realizzare il mio progetto mi ci vorrebbero diecimila anni! ...
Potresti dirmi che non occorre leggere tutti i libri. E io ti rispondo: anche in guerra non occorre uccidere ogni soldato, eppure ogni soldato è necessario! Tu mi ribatterai che anche ogni libro è necessario. Ma vedi, già qui c'è qualcosa che non funziona, perché non è vero che ogni libro è necessario; l'ho chiesto al bibliotecario!
Caro amico, mi son detto semplicemente, quest'uomo vive tra milioni di libri, li conosce uno per uno, sa di ciascuno dov'è collocato; costui dovrebbe dunque potermi aiutare. Naturalmente non intendevo chiedergli di botto: come faccio a trovare l'idea più bella del mondo? ... Ho fatto quindi ricorso a una piccola astuzia. 'Ah', ho cominciato a dire con l'aria più innocente del mondo, 'ho dimenticato di chiederLe come riesce Lei, in mezzo a questa quantità sterminata di libri, a trovare sempre quello giusto!'
E difatti mi domanda tutto miele e premura:  ‘Che cosa mai desidera sapere il signor generale?’. Ora, questo mi ha messo un po’ in imbarazzo. ‘Molte cose’ rispondo impacciato ... ‘Non è cosi facile da spiegare. Ad esempio una raccolta di tutte le grandi idee dell'umanità, ammesso che esista’ ... Aggiungo ancora qualche osservazione su una specie di orario ferroviario che dovrebbe permettere di stabilire ogni possibile collegamento e coincidenza fra i pensieri, ed ecco che lui diventa di una gentilezza addirittura sospetta e si offre di accompagnarmi nella stanza del catalogo e di lasciarmici solo, benché a dire il vero sia vietato perché la possono utilizzare solo i bibliotecari. ... Ma naturalmente , appena l'uomo si dispone ad andarsene, cado preda di una stranissima sensazione, di una sorta d'inquietudine direi: sì, di rispetto e di inquietudine ... Faccio ancora in tempo ad acciuffarlo per la giacca e mi aggrappo a lui. ‘Signor bibliotecario’ esclamo, ‘Lei non può abbandonarmi così, senza prima avermi rivelato il suo segreto: come fa a orientarsi in questo ...’ sono stato incauto a lasciarmi scappare la parola manicomio, ma quella era la mia sensazione, e ho detto dunque 'in questo manicomio di libri' ... Mentre sono lì che cerco di trattenerlo, lui d'un tratto si rizza, cresce letteralmente dai suoi calzoni cascanti e, con una voce che sottolinea enfaticamente ogni parola come se stesse per rivelare adesso il segreto di quelle pareti, mi dice: ‘Signor generale, vuole sapere perché conosco questi libri uno per uno? Non ho alcuna difficoltà a risponderLe: perché non ne leggo nessuno!’
Be', era davvero troppo! Ma lui, vedendo il mio sconcerto, ha chiarito il concetto. È il segreto di tutti i bravi bibliotecari non leggere mai, dei libri loro affidati, nient'altro che il titolo e l'indice. ‘Se uno si lascia prendere dal contenuto, come bibliotecario e finito!’, mi ha spiegato ‘Non acquisterà mai una visione d'insieme!’
Resto senza fiato. ‘Lei dunque non legge mai nessuno di questi libri?’
‘Mai. Ad eccezione dei cataloghi’
‘Ma Lei non è laureato?’
‘Certo. E anche docente universitario. Libero docente di biblioteconomia. La biblioteconomia e anche di per se una disciplina scientifica’, dichiarò. ‘Quanti sistemi crede che esistano, signor generale, per collocare i libri, conservarli, ordinarne i titoli, correggerne gli errori di stampa e le indicazioni errate sui frontespizi e cosi via?’ …
Mentre sto lì senza sapere che pesci pigliare, mi si avvicina un vecchio inserviente ... e incomincia a parlare con una voce che la polvere dei libri o la previsione di una mancia rendeva immensamente soave …
Ti assicuro che quell'uomo parlava con tanto buon senso ed era così informato sul contenuto che gli ho dato una mancia e ho voluto sapere come facesse. Mi ha raccontato che gli allievi della scuola di guerra ... vanno talvolta da lui e gli chiedono dei libri. ‘E poi spesso, quando glieli porto’, prosegue ‘imprecano per le stupidaggini che devono studiare, e noi s'impara un po’ di tutto. Oppure viene il signor deputato ... e mi chiede di quale documentazione si è servito il signor deputato che ha redatto la relazione lo scorso anno. Oppure viene il signor prelato che già da quindici anni studia certi coleotteri, oppure uno dei signori professori universitari viene a reclamare perche sono già tre settimane che ha richiesto un libro ... finché non si scopre che ce l'ha in casa lui già da due anni e non l'ha restituito. Sono quasi quarant'anni che si va avanti così, e ormai basta un'occhiata per capire cosa vuole la gente e che cosa legge’ ...
Mi ha consigliato di leggere Kant, o qualcosa del genere, sui limiti dei concetti e della facoltà conoscitiva. Ma io non voglio leggere più niente ... Per quel che riguarda poi i risultati della scienza e dell'arte, espressi in grandi e mirabili pensieri, naturalmente tanto di cappello, non era certo mia intenzione criticarli!”

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