mercoledì 18 settembre 2013

Società idiota. Piccola riflessione sul nostro sventurato paese

Franca Rovigatti
"Società idiota” è un ossimoro, un paradosso in termini: i due lemmi appaiati si contraddicono e annullano reciprocamente.
Società, societas, deriva dal latino socius, “compagno”, dalla radice sanscrita sak-, che contiene l’idea di seguire, accompagnare. Il socio (il compagno) è colui che segue, che accompagna, colui che si unisce ad un altro (ad altri) in un’impresa comune. Così, la società è quell’insieme di individui che si identificano proprio nel fatto di stare insieme per seguire (con-seguire) lo stesso scopo: generalmente, auspicabilmente, il bene comune. Nel termine, dunque, il senso primario è quello di una unione, di una compagnia di singoli individui che cooperano per realizzare fini collettivi.
Idiota viene dal greco idiòtes, “privato” (da ídios, “proprio, particolare”), stando etimologicamente a significare l’uomo privato, la persona dedita esclusivamente al proprio “particulare”, ignara e indifferente alle sorti comuni.
Nella sua origine dunque il termine è neutro, indica semplicemente una sorta di isolamento: l’idiota del greco antico è un individuo che si occupa solo di sé e dei suoi più privati interessi. Tuttavia una connotazione più francamente negativa, deprivativa rispetto all’idea di una umanità piena, è senz’altro già presente in una cultura come quella greca, in cui l’uomo è per sua natura politikòs, legato al sociale della pòlis, della città-stato. E già in latino il termine si assolutizza: idiota significa (in Cicerone, per esempio) “ignorante, inesperto, profano”: come a dire che chi non si occupa (pre-occupa) delle cose comuni è un minus habens, gli manca seriamente qualcosa. Poi, nella lingua italiana, la cosa è andata avanti: da “ignorante”, il termine giunge direttamente a significare “cretino, deficiente, rozzo, stupido”.
Dire dunque “società idiota” non è proprio lo stesso che dire “società stupida” (l’aggettivo ha in sé la radice latina di stupeo, stupor, che attiene al significato di stupore, stordimento); o “società imbecille” (qui c’è piuttosto la connotazione della mancanza del baculum, il bastone cui si appoggia un infermo, un male in gambe); o “società scema” (scemo, dal latino semus, “mezzo”, sta a significare “incompleto, manchevole”). Ora, è assai probabile che la società in cui ci accade di vivere sia stupida, imbecille, scema (e anche: cretina, balorda, insensata, scimunita, demente), ma è tale proprio perché primariamente è idiota: nella sua maggioranza composta di singoli che non sanno vedere oltre il proprio privato.

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