venerdì 6 dicembre 2013

Il complesso di Mandela


Come Nelson Mandela sia riuscito a diventare quello che è stato - il simbolo di quello che un uomo politico dovrebbe essere, e che solo in casi eccezionali (Mandela, appunto) è - e a sopportare con almeno apparente lievità il peso che da questa sua ingombrante figura pubblica derivava, è storia troppo lunga per poter essere condensata in poche parole. Qui preferiamo ricordarlo proponendo alcune righe da un romanzo del sudafricano Lewis Nkosi uscito per Giunti nel 2008. Il libro si intitola Il complesso di Mandela (in inglese Mandela's Ego)  e ha come protagonista un giovane, Dumisa, la cui vita riflette misteriosamente, ironicamente, dolorosamente, le vicende di Mandela. E in queste ore, avendo in mente i fragili equilibri del Sudafrica, non si può non pensare con preoccupazione a quello che potrà avvenire in un paese che, proprio come Dumisa, ha visto il suo soffio vitale andare di pari passo con quello di Madiba.

Lewis Nkosi
A Simon Gumede piaceva fare la parte del mentore con il nipote. Dopo tutto era stato Simon Gumede a mostrare per primo a Dumisa un rotocalco di Johannesburg con le foto di Nelson Mandela e della sua giovane sposa, Winnie Madikizela. Sulle pagine di quel periodico a grande tiratura Mandela appariva come un bell’uomo alto, con i capelli divisi al centro, una pettinatura che portavano a volte i bianchi raffinati all’inizio del secolo. Indossava un completo grigio antracite e i suoi denti lampeggiavano in un sorriso che trasudava successo. Ugualmente bella, ed elegantemente vestita in un abito a pois colorati, la sua sposa indossava un grande cappello bianco simile a quelli portati dalle ricche donne bianche che Dumisa aveva visto alle corse di Estcourt. C’era inoltre una immagine di Mandela in posa da sportivo con dei buffi indumenti; e sul ring aveva di fronte un avversario, ma sembrava immune dai miseri pugni dell’altro.
Dumisa, che aveva allora solo quattordici anni, rimase incantato dalle fotografie di quel grand’uomo. Da quel momento cominciò a leggere tutto quello che gli capitava fra le mani che riguardasse Mandela.
Aveva saputo che Mandela era un famoso avvocato, che combatteva da solo una grande battaglia per i diritti dei neri. In certi ambienti circolava una storia – diffusa soprattutto da maestri di campagna, che speravano di incoraggiare gli allievi a continuare a studiare e a farsi strada nella vita – secondo la quale Mandela viveva da bianco in un ricco quartiere per bianchi e aveva al suo servizio personale nero, in un’epoca in cui a nessun nero era consentito di comprare una casa in una zona bianca, e men che meno di camminare per la strada di qualsiasi abitato bianco dopo le undici di sera.
Dumisa venne a sapere anche che Mandela era un avvocato importante, un pezzo grosso che replicava impunemente ai magistrati bianchi. Zio Simon gli aveva detto che una volta, in qualità di legale della difesa, aveva interrogato così a fondo un poliziotto bianco che l’agente era stato visto in seguito versare lacrime di rabbia e frustrazione fuori dal tribunale di Johannesburg. Simon aveva detto che nessuno aveva mai sentito di un nero che ponesse domande tanto incalzanti a un bianco, figurarsi poi un poliziotto. All’inizio il poliziotto si era rifiutato di rispondere. Rivolto al giudice con faccia costernata, aveva gridato: “Vostro Onore, dovrei rispondere a simili domande rivolte da un kaffir?”.
Con aria comprensiva il giudice aveva sospirato: “Temo che lei lo debba fare, agente. Mandela può essere un kaffir, ma per la nostra legge quando mi compare davanti, Mandela è al servizio della corte”.
Cosa ancor più importante, Dumisa apprese da zio Simon che Mandela riscuoteva grande successo presso le donne. Simon gli assicurò che perfino lui stesso, per quanto popolare fosse con il gentil sesso, non poteva neanche sperare di competere con il fascino di Mandela. Si diceva che in Inghilterra – e in molti altri paesi europei – ci fossero donne bianche che tenevano la foto di Mandela in camera da letto. Le appendevano proprio sopra il letto, in segno di sfida verso i loro mariti e amanti. In Sudafrica sarebbero state arrestate per avere violato la legge, ma in Inghilterra le donne potevano fare quello gli pareva e piaceva, Simon disse a Dumisa.

(traduzione di Maria Teresa Carbone)

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