sabato 24 ottobre 2015

La poesia della domenica - Tristan Corbière, Insonnia

Decadente, umido di tutti gli umori della decadenza ottocentesca: malaticcio, scalcagnato, malato d'amori immedicabili (micidiale il suo ménage a trois con l'attrice parigina Cuchiani, la Marcelle delle poesie, e il suo compagno), riottoso all'insegnamento scolastico, malsano nei rapporti con gli ascendenti (Edouard Corbière, scrittore di feuilleton di successo, ha trent'anni più della madre), naturalmente eccentrico (ama travestirsi: da donna, da galeotto), infelice, perfido, bugiardo, povero, straccione, brutto (brutto come un rospo: come quel rospo, essiccato, ch'egli teneva appeso sopra il caminetto e a cui si paragonava) e già consapevole della Morte tanto da sentirsi nato morto (se ne andrà a trent'anni).
Di un decadentismo, però, senza retorica, privo di fulgori, languori, aristocratiche ricercatezze e citazionismi; un decadentismo crepuscolare, beffardo, colloquiale, irto di esclamazioni, ricco di punteggiature e autocommiserazioni: fra Laforgue e Céline.
Morì sconosciuto, autore di una sola raccolta. 
Poi arrivò Paul Verlaine a dedicargli un capitolo dell'opera sui poeti maledetti; e fu la gloria letteraria; quindi, a babbo morto, altri laudatori s'aggiunsero: Huysmans, Eliot, e Pound e tutta l'eletta compagnia.
Chissà cosa ne avrebbe pensato Tristan, che scrisse: "L'arte non mi conosce, io non conosco l'arte".

Insonnia, impalpabile Bestia!
Hai l’amore solo nella testa?
Per correre a vedere sino a svenire,
sotto il tuo occhio perverso, l’uomo mordere
le sue lenzuola, e torcersi nella noia! …
Sotto il tuo sguardo di diamante nero.

Dimmi: perché, nella notte bianca,
piovosa come una domenica,
venire a leccarci come un cane:
Speranza o Rimpianto che veglia,
al nostro orecchio palpitante
bisbigliare … e non dire niente?

Perché, davanti alla nostra gola arida,
porger sempre la tua coppa vuota
e lasciarci con il collo stirato,
Tantali noi, assetati di chimera:
– filtro d’amore o amaro fiele,
fresca rugiada o piombo fuso! —

Insonnia, ma non sei bella?…
E perché, lubrica pulzella,
stringerci tra le tue ginocchia?
Perché rantolare sulla nostra bocca,
perché disfare il nostro letto,
e … non coricarti con noi?

Perché, Bella-di-notte impura,
quella maschera nera sul tuo viso? …
— per intrigare i sogni d’oro?…
Non sei l’amore nello spazio,
alito di Messalina stremata,
ma non ancora appagata!

Insonnia, sei tu l’Isterìa…
tu l’organetto di barberia
che macina l’Hosannah degli Eletti?…
— o non sei tu il plettro eterno,
sui nervi dei dannati alle lettere,
che strimpellano versi — che solo loro hanno letto.

Insonnia, sei l’asino in pena
di Buridano — o la falena
dell’inferno? — II tuo bacio di fuoco
lascia un gusto freddo di ferro infuocato …
oh! vieni a riposarti nella mia tana! …
dormiremo insieme un poco.

Da Amori gialli, 2004 (traduzione di Renzo Paris)

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