sabato 26 settembre 2015

La poesia della domenica - Konstantin Simonov, Aspettami e io tornerò

L'addio del soldato secondo la versione dello scrittore, e ufficiale, Konstantin Simonov; la poesia ebbe un successo folgorante durante la Seconda Guerra: copie d'essa esornarono le lettere dei militi dal fronte, e vennero trovate religiosamente piegate nelle tasche delle giubbe e delle divise militari - giubbe e divise dei feriti e dei morti che la Russia ebbe a decine di milioni dal 1942 sin alla pace (lo stesso Simonov fu autore de I giorni e le notti, romanzo in cui si rievocano le carneficine di Stalingrado).
Ogni tempo ha la propria poesia.
Nelle privazioni, nel pericolo e nel sangue alcune parole acquistano significati primigeni, atavici: in tempo di pace esse tendono a svilirsi, a smorzare il loro cristallino splendore sotto una coltre di chiacchiere e grossolanità.
Oggi siamo in tempi di pace crassa: chissà quanti capiranno davvero tale lirica. Magari qualcuno la troverà "genderizzante" (una cosa è certa: sia in tempo di pace che in tempo di guerra abbondano i citrulli; più in tempo di pace, però).
Per fortuna presto ci sarà una guerra e tali parole ritorneranno ciò che sono sempre state: semplici e inscalfibili.

Aspettami e io tornerò,
ma aspettami con tutte le tue forze.
Aspettami quando le gialle piogge
ti ispirano tristezza,
aspettami quando infuria la tormenta,
aspettami quando c'è caldo,
quando più non si aspettano gli altri,
obliando tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami quando da luoghi lontani
non giungeranno mie lettere,
aspettami quando ne avranno abbastanza
tutti quelli che aspettano con te.

Aspettami e io tornerò,
non augurare del bene
a tutti coloro che sanno a memoria
che è tempo di dimenticare.
Credano pure mio figlio e mia madre
che io non sono più,
gli amici si stanchino di aspettare
e, stretti intorno al fuoco,
bevano vino amaro
in memoria dell’anima mia…
Aspettami. E non t’affrettare
a bere insieme con loro.

Aspettami e io tornerò
ad onta di tutte le morti.
E colui che ormai non mi aspettava,
dica che ho avuto fortuna.
Chi non aspettò non può capire
come tu mi abbia salvato
in mezzo al fuoco
con la tua attesa.
Solo noi due conosceremo
come io sia sopravvissuto:
tu hai saputo aspettare semplicemente
come nessun altro.

da Poesia russa del Novecento, 1954 (Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

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