giovedì 27 agosto 2015

RAI5 e una certa, cospiqua eredità

Paolo Stoppa e Tino Carraro
ne 'I corvi'
G. Luca Chiovelli

Il 24 agosto, in occasione del decennale della morte del regista Sandro Bolchi, una delle tante propaggini della RAI (RAI 5, ovvero quella che viene dopo le greppie di RAI1 RAI2 RAI3 RAI4 - fra le altre) ha proposto, in prima serata, lo sceneggiato Miss Mabel (ricompreso in un breve ciclo-revival di quattro sceneggiati chiamato, con smisurata fantasia, "Viva Sandro Bolchi!").
Un'operazione meritoria. Non ci sono dubbi su questo.
Miss Mabel, tratto da una pièce dell'inglese Robert Cedric Sherriff (del 1948), fu originariamente trasmesso nel 1959; vanta come interpreti Evi Maltagliati, Lucilla Morlacchi, Tino Carraro e Angela Cicorelli.
Consueti grandi attori, direzione sobria ed elegante, mirabile bianco e nero.
Gli attori, i registi e l'Italia di mezzo secolo fa.
Questa la trama: "In occasione della morte di Miss Fletcher, sua sorella gemella, Miss Mabel, il suo notaio, Anderson, invitano a casa Peter e Mary, una giovane coppia di fidanzati, il giardiniere, il dottore con sua moglie e il vicario del paese per notificare loro dei lasciti operati dalla deceduta. L'eredità consente al giardiniere Watkins di comperarsi un vivaio dove potrà coltivare tutti i fiori da lui tanto amati, ai due fidanzati di costruirsi un futuro prospero e felice, al dottore di creare un reparto di maternità, al vicario di fondare una colonia marina per i bambini bisognosi della comunità e alla sorella Mabel di trascorrere una vecchiaia serena e tranquilla. La generosità di Miss Fletcher sembra sospetta, presto il notaio scopre che Miss Mabel si è sostituita alla gemella per cambiare le condizioni del testamento in favore delle persone a lei care. Il malinteso viene chiarito e rivelato ai neo beneficiari che vengono a scoprire che la dolce Miss Mabel ha in realtà ucciso la sorella".
Questa trama l'ho trovata su Internet, presso tale sito.
La trama di RAI5, invece, quella che potete leggere digitando il tasto INFO sul vostro telecomando era un pochino diversa. Essa condensava il succo in quattro righe pericolanti, fra cui spiccavano, come uno schizzo di sugo su uno smoking bianco, le parole: "... una cospiqua eredità ..." (o, forse, "... una cospiqua somma ...", cito a memoria).
Ricordiamo che RAI5 trasmette Sandro Bolchi su impulso di RAI Cultura.
E RAI5 (sospinta culturalmente da RAI Cultura) possiede anche un ufficio stampa (un Ufficio Stampa) che licenzia, via Internet, pagine come questa:


Qui non vi sono errori cospiqui, ma la consueta, dilagante sciatteria.
Nella trama: "... Miss Mabel, in occasione della morte della sua sorella gemella Miss Mabel ..." e nella foto, che ritrae Paolo Stoppa e Tino Carraro non già in Miss Mabel, ma in un altro sceneggiato bolchiano: I corvi, tratto da Henry Becque, e trasmesso il 7 gennaio 1969.
E torniamo all'errore cospiquo. Un filologo, con acribia filologica, fa anche notare che il termine "cospicuo" deriva dal latino conspicŭus, 'che dà nell'occhio’, da 'conspicĕre ‘scorgere, guardare’: e dire, perciò, cospicua eredità è già una forzatura.
Su questo non metto becco: sono ignorante. Mi sarei comunque accontentato, in una trasmissione di RAI5 aizzata nientepopodimeno che da RAI Cultura, di leggere "una cospicua eredità" in luogo di "una cospiqua eredità".
Converrete che l'errore è cospiquo, in qualunque accezione vogliate soppesarlo.
Ed è errore che non deriva da svista. 'Cospica' è una svista. 'Copicua'. 'Cosicua'. Non 'cospiqua'.
Chi ha scritto 'cospiqua' (sia egli/ella lavoratore/trice di RAI5 o RAI Cultura) non ha la minima idea di cosa significhi cospicuo. Azzardo, inoltre, che egli/ella non ha la minima idea di chi sia Sandro Bolchi, Paolo Stoppa, Tino Carraro, il teatro, la cultura, il cinema e la vita; o se ne frega altamente dei suddetti.
E pensare che quel bianco e nero mi aveva così bendisposto.
E invece questo fattarello mi ha sospinto, culturalmente, a una depressione suicida. La vitalità è colata via da un invisibile ferita dell'anima.
Certi giorni vien proprio voglia di piantarsi una pallottola nel palato.
Per così poco, direte voi. Certo, questo fattarello è solo un fattarello. Ma a chi passeggia sul ciglio di uno strapiombo basta un ciottolo per sprofondare in basso e perdersi.
Non so quanti di voi abbiano a cuore l'Italia.
Vedere una nazione e un paese di tremila anni nelle mani di un branco di cialtroni è moralmente insostenibile.
Potrei ritrarmi a osservare, con gusto macabro, il disfacimento.
Potrei farlo, se non fosse così doloroso, troppo doloroso.

3 commenti:

  1. L'operazione di aver presentato quei 4 lavori, bellissimi, di Sandro Bolchi è davvero una cosa grande. Peccato che tali tesori siano sviliti dall'assenza di pubblicità e di commenti. Il messaggio che arriva è: "li metto, trasmetto, solo perchè lo devo fare, se no quel pubblico di necrofili che li richiede, protesta e poi, in fondo, non ci costano nulla ". Eppure quanto sarebbe bello diffondere (sul serio) quel teatro puro, che tanto insegna e aiuta a capire, anche solo per antidoto!

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    1. Il problema è la moltiplicazione delle mangiatoie che servono unicamente a piazzare fannulloni, inetti, raccomandati e buffoni di corte.
      Una volta moltiplicate le devi pur riempire di qualcosa. E chi lo fa? I fannulloni, inetti, raccomandati e buffoni di corte di cui sopra.

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  2. È stato un vero piacere la visione di questa opera messa in scena con il garbo la bravura degli attori di teatro di un tempo e del magnifico regista.
    Grazie anche a Rai 5 che mi ha permesso di assistere.

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