sabato 11 luglio 2015

Il Premio Strega è come il Patto del Nazareno

G. Luca Chiovelli

Qualcuno ricorda il Patto del Nazareno? Quello stipulato fra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi?
Un patto politico e d’affari cementato, presso il Palazzo del Collegio del Nazareno, fra il maggior partito di governo, il Partito Democratico (altrimenti noto come PD), e il maggior partito d’opposizione, Forza Italia.
Il patto, riguardo la parte politica, era inclusivo ed esclusivo. Inclusivo poiché includeva anche le formazioni satelliti (a sinistra: Rifondazione e frattaglie, SEL, ciarpame autonomista; a destra: Fratelli d’Italia, NCD, Lega e coratelle varie), da usare accortamente come finta opposizione per i gonzi. Esclusivo poiché escludeva tutti gli altri (leggi: tutti coloro capaci di mettere a repentaglio la tenuta di tale patto).
La parte affaristica si basava su un gentlemen’s agreement: riforme costituzionali, legge elettorale, devoluzione dell’Italia nell’Europa, intangibilità Mediaset, intangibilità RAI, salvaguardia interessi grande capitale, divisione appalti nazionali et cetera.
Il patto del Nazareno non fu (è) che il tagliando di revisione di un andazzo almeno ventennale.
Il Premio Strega è, perciò, la riproposizione di questa logica: i padroni cattivi della Mondadori e della Rizzoli incassano, i bravi letterati pure. La destra cattiva incassa, i bravi sinistri pure. Tutti d’accordo, come i lottatori del wrestling americano che fingono di darsele di giorno e vanno a mangiarsi una pizza assieme la sera. Ad alimentare l'occulta simbiosi si hanno le pesanti mammelle pubbliche (RAI, partecipate, società pubbliche e compagnia), sempre gonfie: promozioni e pubblicità gratis per gli editori cattivacci e monopolisti; comparsate, interviste e prebende per i bravi autori democratici. Coi soldi di tutti, ovviamente … poiché in Italia i soldi di tutti (anche degli illetterati e degli analfabeti … anzi, soprattutto di quelli) sono i soldi di nessuno … basta rovesciarli nella greppia e parte il ruminare.
Anche quest’anno si è rinnovato il chiagni e fotti. Da una parte i grandi editori cattivi (in procinto di fondersi per monopolizzare ancor di più il mercato), tra cui la casa editrice del cattivissimo monopolista e puttaniere Silvio Berlusconi; dall’altra gli autori, i creativi (gli artisti!!), i poveri randagi che dal Berlusca (e da Marchionne e Della Valle) beccano il foraggio, ma non si deve dire; su tutti, come detto, la cornucopia RAI-settore pubblico che inonda le opposte legioni (editori e autori, destra e sinistra) con una festosa fiumana del celebrato vinello di Pantalone: in arrivo una sfilza di accordi più o meno palesi per le maggiori case editrici, nonché per i combattivi compagni lì riuniti, ognuno con un contrattino che gli permetta di succhiare un po’ di nettare pubblico (una comparsata, una rubrichetta, un’intervista, una ospitata, una consulenza, una fiction, una sceneggiatura, un invito, un salamelecco a spese dei contribuenti non si nega mai: le vacanze, infatti, costano, così come il conto del dentista).
Fra Don Camillo e Peppone, insomma, c’è corrispondenza d’amorosi sensi. Petting chiaro amicizia lunga. In Italia Capitale Privato (con aiuti pubblici) e Creatività (idem con patate) vanno a braccetto.
Allo Strega, peraltro, ogni cricca era presente: apocalittici e integrati, contestatori e conservatori, lealisti e rivoluzionari, reazionari e sessantottini, ognuno con la tessera d’ordinanza del partito di riferimento a Mangiacitorio, quello che, alla fin fine, sblocca fondi, sovvenzioni, borse di studio, prestazioni occasionali, chiamate nominali, concorsi pilotati, appalti, giornaletti: sinistra-sinistra, sinistra rosa pallido, sinistra al sanguinaccio, destro-sinistra, sinistra responsabile, destra invidiosa, sinistra di governo, destra un po’ sinistra, libertari alle vongole, liberali, cattolici, agnostici, gossippari. Alla fine la pagnotta s’ha da guadagnare.
L’unica vittima, alla serata di premiazione, era la letteratura; ancora una volta, però, occorre dirlo: a qualcuno frega qualcosa della letteratura?
E così il carrozzone tira avanti. Scolate le ultime bottiglie, i pattisti del Nazareno riconquisteranno le posizioni da dove inscenare le parti teatrali ad uso dei gonzi: i sinistri ricominceranno a tuonare contro i fascisti e i monopolisti, i destri contro la sinistra che monopolizza la cultura italiana. Fra i due contendenti, come detto, la generosa mano del soldo pubblico, vaselina universale che lenisce le ferite di tali scariche di fucileria a salve: un contrattino di qua, una defiscalizzazione di là, un premio inventato di sopra, una cooptazione in qualche azienda pubblica di sotto, la direzione del giornale di qui, la nomina all’ente di lì ... e son tutti felici, perché i talleri e i copechi girano, e, in tal modo, perché negarlo?, la vita è dolce: si può girare il mondo, comprare casette in Canadà, pagare l’amante e il cane, pubblicare porcherie regolarmente, farsi intervistare come guru del nulla, presentare l’ultimissima fatica, manco buona per incartare il salame, da Fabio Fazio … il buccinatore maximo … chez Gramellini e Luciana Littizzetto … tutti a carico del Saccoccione Nazionale … non sia mai che la dura legge del mercato invada le stanze della cultura … anzi della Cultura … la Cultura non si assoggetta certo alla brutalità del capitalismo … e neanche a quella dell’estetica, aggiungo io … i risultati, decennio dopo decennio, son davvero grami, la gente fugge dalle librerie a gambe levate, ma finché arriva il tallero cosa ci frega delle vendite?
E lo stesso accade per i grandi istituti di cultura, i musei, le fondazioni, il teatro, il cinema … la greppia è immensa, ballano miliardi di euro … certo, occorre recitare un pochino, come l’attore Roberto Saviano, che si preoccupa del futuro monopolio Mondadori dopo che Mondadori l'ha fatto diventare milionario (“Il prossimo Premio Strega lo faremo a Segrate!”) … ah, che birichino … ma questo è lo scotto da pagare … bisogna fingere tali orgasmi frontisti … ogni tanto, mica sempre ... ogniqualvolta si va in fregola ... rivoluzionari a parole, reazionari con l’Iban … funziona sempre, tanto a destra i libri non li comprano e a sinistra c’è un inesauribile serbatoio di coglioni (Silvio Berlusconi dixit … ma sì, il Silvio nazionale, sempre lui, editore, manco a dirlo, del fresco vincitore dello Strega, Nicola Lagioia) …

Ma c’è un rimedio? Certo, signora mia … e gli Italiani pare l’abbiano già trovato. Non comprano più libri … l’uovo di Colombo, insomma.

1 commento:

  1. ormai non compro più libri :
    - leggo quelli non ancora letti;
    - rileggo i miei preferiti, quelli dimenticati, quelli legati a un perchè o a un "per come" personale;
    - prendo in prestito dalle biblioteche;
    - scambio libri.
    E per le novità, aspetto con pazienza

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