sabato 15 novembre 2014

La poesia della domenica - Beatrice di Dia, Io ho vissuto in gran pena

Beatrice, contessa di Dia (1140? - ?), originaria del Delfinato (antica provincia francese fra Rodano e Alpi al confine col Piemonte) fu la maggiore trovatrice in lingua provenzale.
Secondo una tradizione preponderante fu moglie di Guglielmo di Poitiers, e si accese di passione per Raimbaut d’Aurenga (1140?-1173), signore d’Orange, altro notevole poeta occitanico.
Di Beatrice sopravvivono cinque composizioni.
In Estât ai en greu cossirier, denotata da una squisita sensualità, si esalta, secondo un riccorrente topos della lirica provenzale, l’amore adulterino; e questo si accende per un cavaliere celato sotto il senhal Florio (che identifica, quindi, Beatrice come Biancofiore).
La leggenda di Florio e Biancofiore fu uno dei cantari più diffusi nell’Europa medioevale (ispirerà anche il Filocolo di Giovanni Boccaccio).
Florio, figlio del re pagano di Spagna, nasce nello stesso giorno di Biancofiore, orfana presso la corte, ma di ascendenze cristiane e romane. Cresciuti ed educati insieme, i fanciulli si innamorano perdutamente. Divisi dal re (Florio è mandato in terre straniere, Biancofiore venduta ai nomadi), i due amanti si ricongiungeranno presso la Corte di Babilonia uniti nella fede in Cristo.
Che i due senhal, Florio e Biancofiore, usati per celare l’identità di poetessa e amante, siano stati usati da Beatrice a causa di quella comune data di nascita?
Impossibile dimostrarlo, ma la supposizione è così bella che mi piace credervi.

Io ho vissuto in gran pena
Per un cavaliere che fu mio
E voglio che per sempre sia saputo
Che l’ho amato  appassionatamente;
Ma ora vedo che son tradita
Perché non gli donai l’amor mio
Per cui mi trovo in gran tormento
Sia nel letto che quando son vestita

Ben vorrei il mio cavaliere
Stringere nudo, una notte, fra le mie braccia,
E che lui si sentisse felice
Solo ch’io gli facessi da cuscino,
Perch’è lui che mi piace più di quanto
Non sia piaciuto Florio a Biancofiore.
A lui consegno il mio cuore e il mio amore,
Il mio sonno, i miei occhi e la mia vita.

Bell’amico, gentile e valoroso,
Or quando vi terrò in poter mio?
Solo una sera insieme a voi giacere
Per farvi dono d’un bacio d’amore!
Avrei gran voglia, ben lo sappiate,
D’aver voi piuttosto che il marito
A patto d’avermi giurato 
Di far tutto ciò ch’io volessi.

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