sabato 27 settembre 2014

La poesia della domenica - Paul Verlaine, Versi per essere calunniato

J. W. Waterhouse, Il Sonno e la Morte
Poesia composta da Verlaine durante la relazione con Arthur Rimbaud.
La contemplazione del corpo dell’amante addormentato sublima, in virtù della metafora Sonno-Morte, in una vertiginosa riflessione sulla caducità dell’amore e dell’agire umano; il quarto verso, una citazione letterale tratta dal libro di Ecclesiaste, rende il sonetto una versione moderna e malinconica della vanitas barocca.
Straordinario il verso finale: il poeta chiede all’amato, di ritorno dal mondo del Sonno e, quindi, della Morte, se esista o meno una speranza ultraterrena – un’invocazione quieta e disperata, sospesa tra la speranza più esile e la certezza dello scacco.

Questa sera mi ero chinato sul tuo sonno,
Casto dormiva il tuo corpo sul letto modesto,
E, come qualcuno che studia e legge, ho visto,
Ah! Ho visto, che tutto è vano sotto il sole!

Essere vivi, oh che delicata meraviglia,
Tanto il nostro organismo è già reclino fiore!
Oh pensiero che sfocia nell'insania!
Va', caro, dormi! Il terrore per te mi tiene desto.

Ah miseria d'amarti, mio fragile amore
Che vai respirando come un giorno si spira!
Oh sguardo chiuso, come lo farà la morte!

Oh bocca che ridi in sogno sulla mia, bocca
In attesa dell'altro riso più feroce!
Svegliati, presto. L'anima, dì, è immortale?

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