giovedì 3 luglio 2014

Care mummie, alzate un po' il culo

Panorami distrutti.
Aguzzate la vista: dopo i casermoni si intravede la cupola di San Pietro.
Il panorama che si gode dalla Pineta dei Sacchetti: il verdeggiare della Valle dell'Inferno (dolcemente digradante sino all'annuncio della cupola), viene interrotta dai parallelepipedi di Valle Aurelia; neanche un Daniele da Volterra moltiplicato per cento avrebbe potuto tanto (Daniele da Volterra, detto il Braghettone, dipinse foglie di fico e panneggi volanti in modo da celare i genitali michelangioleschi del Giudizio Universale nella Sistina).
L'ecomostro di Alimuri, presso la costiera amalfitana.
"Quando finisce l'Italia? È questa la domanda solo apparentemente paradossale che cominciano a porsi urbanisti, ambientalisti, statistici eccetera, quando riflettono sul ritmo accelerato con cui, nella confusione 
delle leggi e nell'incapacità di pianificare, andiamo consumando quel bene prezioso, limitato e irriproducibile che è il territorio". (Antonio Cederna, La Repubblica, 27.11.1983)
Ecomostro nei pressi di Cervia.
Tuona il Ministro della Pubblica Istruzione: "Il paesaggio è la rappresentazione materiale e visibile della patria, coi suoi caratteri fisici particolari, con le sue montagne, le sue foreste, le sue pianure, i suoi fiumi, le sue rive, con gli aspetti molteplici e vari del suo suolo ... [ciò è] il presupposto di ogni azione di difesa delle bellezze naturali, azione che in Germania fu appunto detta di difesa della patria, Heimatschutz, difesa cioè di quel che costituisce la fisionomia, la caratteristica, la singolarità per cui una nazione si differenzia dall'altra".
Bravo!
Cima da Conegliano, La fuga in Egitto.
Uno dei paesaggi più belli di sempre alle spalle dei protagonisti.
Prima ho scherzato.
Il Ministro della Pubblica Istruzione ha sì davvero detto quelle cose, ma era Benedetto Croce.
Quasi un secolo fa.
1920, governo Giolitti.

Giorgione, Venere di Dresda.
Perché appaga un paesaggio? Perché finalmente l'occhio può spaziare: non più costretto dalle angustie del particolare l'anima si libera regalandosi la gioia della totalità.
Per questo si ricerca il mare o la montagna o il deserto: la scarica di piacere dell'illimitatezza.
Il panorama muta in paesaggio: le opere dell'uomo si integrano alle dune, ai pianori, ai rilievi naturali. La natura viene dolcemente mansuefatta; un sentiero, una messe, una costruzione, una strada sono le eccezioni a un disegno architettonico antico di centinaia di millenni.
L'uomo accondiscende alla forma impressa da tale imperio 
della natura: si crea il mirabile, l'immortale, la felicità.
Anonimo, Guidoriccio da Fogliano all'assedio di Montemassi
Anche questo paesaggio ha gli anni contati.
Il paesaggio. Ecco, si è arrivati in vetta: ci si guarda intorno, la prospettiva si rivela nella propria interezza, possiamo degustare le vie di fuga, dominare le pianure sottostanti; oppure: siamo su una spiaggia assolata: i contorni si perdono nelle sfumature dell'orizzonte, il principium individuationis annega nell'indeterminazione del cielo; persino la volontà ferrea di definire i suoni ha il suo scacco: la risacca, un grido indistinto, il sibilare del vento e null'altro: privi di punti di riferimento siamo parte di un affresco superiore, ultraterreno.

Il corpo reagisce con gioia: l'anima viene guarita. Positive scariche biochimiche (altrimenti dette: piacere) riguadagnano la salute.
Cosa ci sottrae la cattiva amministrazione del territorio, quindi? La salute. Il brutto fa ammalare, uccide. I parallelepipedi di Valle Aurelia, o i baraccamenti di Corviale, i criminogeni chioschi improvvisati davanti al Colosseo ci massacrano lentamente. Chi li permette è un assassino.
Non che ve ne freghi qualcosa, a ogni modo
.
Ecomostro dell'Hotel Fuenti, Salerno
Fa più morti una concessione edilizia fraudolenta che mille autobomba.
Ecco Antonio Cederna che se ne va a zonzo sull'Appia Antica, regina viarum (Il Mondo, 8 settembre 1953); gli viene male e sputa bile:
"Già sulla via Cristoforo Colombo si alzano i sinistri scheletri di due smisurati casamenti a 10-11 piani (cooperative Villa Madama e Montecitorio), destinati a case economiche per deputati, senatori e funzionari del Senato e del Parlamento: tutta la larghissima via, in origine destinata ad essere strada-parco, diventerà una strada corridoio, costruita intensivamente con edifici colossali su entrambi i lati ... grotteschi edifici sono sorti in Via Cilicia, la via Latina è scomparsa sotto mucchio confuso di nuove costruzioni ... pochi metri oltre la basilica di San Sebastiano, sulla nostra destra, il muro 
della via è abbattuto: un centinaio di metri in là, nella bella campagna, ecco il primo esempio della nuova edilizia che distruggerà per sempre l'integrità monumentale e paesistica di tutta la via Appia. Sei villini son già pronti, arancione, gialli e rossi, strani nella pianta e nell'alzato, a mezzo fra la piccola stazione ferroviaria, la vecchia fattoria e la casina della bambola; tetti, terrazze, verande, scale esterne si accostano, si susseguono, si incastrano ad angoli retti, ottusi, acuti: vediamo finti comignoli di forma indescrivibile, torrette cilindriche, loggiati ad arcate, balconcini a tettoia sorretti da travi di legno, pensiline sorrette da pilastri di tufo, finestre lunghe e corte, alte e basse, strette e lunghe, rettangolari e quadrate, barbacani e oblò ... la demenza dei devastatori ha raggiunto vette inimmaginabili ..."
Una disfatta.
Il paesaggio di Orte lordato nella sua integrità storica dai caseggiati a sinistra.
Pasolini ci aveva avvertiti.
Henry James ci aveva avvertiti anche prima (1877):
"Ritornando in Italia, ho provato una impressione più forte di quella che ebbi la prima volta per lo stridente contrasto fra la fecondità del suo grande periodo di fioritura artistica e la banalità del genio attuale. Bastano le prime ore trascorse sul suolo italiano a farla nascere, e il problema a cui alludo è, dal punto di vista storico, uno dei più strani e inspiegabili. Esso sta tutto nelle vicende di un popolo che appena tre secoli fa possedeva il gusto più raffinato e oggi invece ne manifesta uno pessimo".
Un grande passato gestito da selvaggi, insomma.
L'edilizia selvaggia schianta un paesaggio medioevale a Tor Chiesaccia, sulla Laurentina, a Roma ("Oh Roma, patria mia, città dell'anima!")
La speculazione edilizia è un bel libro di Italo Calvino, 1963.
Il protagonista, schiacciato dalle tasse (patrimoniali straordinarie, di successione), decide per una speculazione edilizia sui terreni paterni, avvalendosi delle prestazioni d'un costruttore di dubbia reputazione, Caisotti.
La vicenda è ambientata presso una indefinibile riviera ligure.

Intrighi, sotterfugi, burocrazia, corruzione, e va bene. Ma il libro vale poiché vi risalta un inventario della fauna italiana in piena trasformazione da benessere: una generazione di arricchiti (d'ogni ceto), pronta a svendere (di fatto e ideologicamente) il proprio paese millenario per una manciata di granaglie.
Ecco una descrizione tratta dal libro, degna di un grande antropologo. Vi prego d'annotare mentalmente la chiosa finale (a cominciare da 'eppure'), sorta di profezia sulla futura catastrofe politica della nazione:

"Ormai a *** i ricchissimi venivano solo di passata, in corsa tra un casinò e l'altro, e nello stesso modo veloce ci venivano gli operai delle grandi industrie, in lambretta, a ferragosto, con le mogli in pantaloni cariche dello zaino sul sedile posteriore, a fare il bagno stipati nelle esigue strisce di spiaggia ... più a lungo si fermava l'esercito sterminato delle dattilografe e impiegate contabili in shorts che occupava le pensioni locali con dietro il codazzo della gioventù studiosa o ragioniera, gloria dei dancings ... La colonia stabile di *** era costituita da quel ceto medio-borghese ... abitatore d'agiati appartamenti nelle proprie città e che qui tale e quale si riproduceva (un po più in piccolo; si sa, si e al mare) gli stessi appartamenti negli stessi enormi isolati residenziali e la stessa vita automobilistico-urbana ... Era una folta Italia in tailleur, in doppiopetto, l'Italia ben vestita e ben carrozzata, la meglio vestita popolazione d'Europa, quale contrasto per le vie di *** con le comitive goffe e antiestetiche dei tedeschi inglesi svizzeri olandesi e belgi in vacanza collettiva, donne e uomini di variegata bruttezza, con certe brache al ginocchio, coi calzini nei sandali o con le scarpe sui piedi nudi, certe vesti stampate a fiori, certa biancheria che sporge, certa carne bianca e rossa, sorda al buon gusto e all'armonia anche a cambiar colore ... Eppure, a incrinare la facile alterigia dell'italiano ben messo ... Affiorava il senso severo delle democrazie del nord, il sospetto che in quelle ineleganti vacanze si muovesse qualcosa di più solido, di meno provvisorio, civiltà abituate a concludere di più, il sospetto che ogni nostra ostentazione di prosperità non fosse che una facile vernice sull'Italia dei tuguri montani e suburbani, dei treni d'emigranti, delle pullulanti piazze di paesi nerovestiti ..."
Ciò che resta di Villa Koch, presso Monte Cucco, a Roma, già location del pasoliniano Uccellacci e uccellini.
Ed ecco Carlo Emilio Gadda, ne L'Adalgisa, travasare di bile (pure lui!) di fronte al cattivo gusto e alla demenza architettonica di villini, villette e villule brianzole (Brianza=Pastrufazio):

"Poichè tutto, tutto! Era passato pel capo degli architetti pastrufaziani, salvo forse i connotati del Buon Gusto. Era passato l'umberto e il guglielmo e il neo-classico e il neo-neoclassico e l'impero e il secondo impero; il liberty, il floreale, il corinzio, il pompeiano, l'angioino, l'egizio-sommaruga e il coppedè-alessio ... ora vi stava lavorando il funzionale novecento, con le sue funzionalissime scale a rompigamba, di marmo rosa: e occhi di bue da non dire, veri oblò del càssero, per la stireria e la cucina; col tinello detto office ... coi cessi da non poterci capire se non incastrati ... con tetto a terrazzo per i bagni di sole della signora, e del signore, che aspiravano già da tanto tempo, per quanto invano, sia lei che lui, alla bronzatura permanente (delle meningi), oggi così di moda. Con le vetrate a ghigliottina uno e sessanta larghe nel telaio dei cementi, da chiamar dentro la montagna e il lago, ossia nella hall, alla quale inoltre conferiscono una temperature deliziosa: da ova sode"
Gianluca Buonanno, the man.
Ancora Antonio Cederna, una chicca: "... tutta la zona ai piedi del Bastione del Sangallo rigurgita di villini di freschissima data costruiti ... per abitazione di funzionari 
delle Belle Arti, che si sono auto-autorizzati a infischiarsi delle zone di rispetto ..."


Tale rilievo polemico del grande urbanista mi ha ricordato - per una di quelle connessioni bislacche, gratuite e inevitabili - questa recente baruffa tenuta sulle macerie polverizzate della nazione:

"Il 16 giugno scorso Gianluca Buonanno, sindaco leghista di Borgosesia (Vercelli), e già showman nel sedicente Parlamento della Repubblica Italiana, ha emanato un’ordinanza con cui si disponeva la demolizione di un edificio di fine Seicento, la Casa delle Maestre (da cinque anni sotto la tutela dalla Direzione regionale dei Beni culturali). Secondo l'atto del borgomastro leghista la struttura era fatiscente e rischiava di crollare: "Da anni il fabbricato è in pessime condizioni ... condizioni peggiorate nell’ultimo anno al punto che ci sono stati dei distacchi parziali di materiali ormai consumati poiché non più protetti, creando una situazione al limite del crollo ... se l’edificio avesse ceduto avrebbe potuto danneggiare la parrocchia vicina e isolare la frazione di Agnona, dove si trova la Casa delle Maestre".

I Beni Culturali (ovvero l'insieme di impiegati, quadri, funzionari, dirigenti, capi del personale e manovalanze varie che operano presso i cosiddetti Beni Culturali), punti sul vivo, annunciano denunce contro Gianluca 'Demolition Man' Buonanno.
Il quale, con largo agio, e nessuna preoccupazione evidente, ha replicato:
"La Soprintendenza non ha i soldi per comprare la carta igienica, ma a noi pone solo vincoli. Quelle mummie che sono lì dovrebbero alzare il culo e andare a vedere quali sono le situazioni sui territori”.

Henry James forse gli darebbe ragione.
Buona giornata e buone vacanze Italiani miei, mammalucchi del mondo.


Antonio Cederna, I vandali in casa, 2006
Francesco Erbani, L'Italia maltrattata, 2003
AA. VV., Riconquistare il paesaggio, 2008
Italo Calvino, La speculazione edilizia, 1978
Carlo Emilio Gadda, L'Adalgisa. Quadri milanesi, 2012

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