domenica 2 marzo 2014

L'incipit della domenica - Stephen King, La Cadillac di Dolan

Il racconto è tratto dalla raccolta Incubi e deliri. È la storia di una vendetta: perseguita cautamente, passo dopo passo, negli anni, e quindi sempre sul punto di diluire la determinazione feroce del proposito nella rassicuranti secche della rinuncia. Lo diceva anche Amleto, dopo l’apparizione dello spettro: “I miei taccuini! I miei taccuini È giusto che ce lo scriva: che uno può sorridere e sorridere, ed esser sempre una canaglia!”: occorre sempre ricordare l’oggetto del proprio odio; allo stesso modo è necessario gettare continuamente della paglia sul fuoco dei propositi e attizzarne i carboni languenti.
La vendetta, un appressamento lento e doloroso, è anche una celebrazione dell’uomo medio (e del linguaggio medio). Come spesso capita in King, il perturbante è una rottura dell’ordine borghese (della middle class americana): anzi scaturisce proprio da questa: un lutto, un divorzio, un incesto, creano il disagio letterario entro cui il sovrannaturale si insinua raddoppiandone la portata.
In tal caso egli sostituisce al sovrannaturale un’avvincente trama gialla, ma lo schema è lo stesso: lutto, disagio, vendetta (rottura dell'ordine naturale) e, quindi, il doppio disagio letterario del lettore (borghese).
Tale estetica (o metodo di lavoro) spiega la popolarità planetaria di King (in un mondo, peraltro, che va uniformandosi alle strutture sociali statunitensi) e la freddezza con cui è accolto dai puristi della letteratura fantastica, specie ottocentesca, più sbilanciati sul versante metafisico ed estetizzante (e antiborghese: versante che include anche americani come Lovecraft e Chambers).

Stephen King
"La vendetta è un piatto da servire freddo"
Proverbio spagnolo

Ho aspettato e vigilato per sette anni. Lo guardavo andare e venire. Dolan. Lo guardavo entrare in ristoranti alla moda in smoking, ogni volta con una donna diversa al braccio, sempre fra le ali protettrici delle sue guardie del corpo. Ho visto i suoi capelli passare dal grigio ferro a un signorile color argento, mentre i miei si diradavano fino alla calvizie totale. L'ho visto lasciare Las Vegas per i suoi regolari pellegrinaggi sulla West Coast; l'ho visto tornare. Due o tre volte ho osservato da una strada secondaria la sua Sedan De Ville,
dello stesso colore dei suoi capelli, percorrere la Route 71, diretta a Los Angeles. L'ho anche osservato lasciare la sua casa sulle Hollywood Hills a bordo della stessa Cadillac grigia, per rientrare a Los Angeles, ma non molto spesso.
Sono insegnante. Gli insegnanti e i criminali d'alto bordo non hanno la stessa libertà di movimento; è solo un fatto economico della vita. Lui non sapeva che lo sorvegliavo, non mi sono mai avvicinato abbastanza perché se ne accorgesse. Sono stato prudente.
Ha ucciso mia moglie o l'ha fatta uccidere; non c'è differenza. Volete i particolari? Non li avrete da me. Se li volete, sfogliate i giornali vecchi. Si chiamava Elizabeth. Insegnava nella stessa scuola dove insegnavo e insegno ancora io. Insegnava alle prime elementari. I bambini l'adoravano ed è probabile che alcuni di loro non si siano ancora dimenticati di quanto l'amassero, anche se ormai sono adolescenti. L'amavo certamente io e l'amo ancora. Non era bella, ma era carina. Era riservata, ma sapeva ridere. La sogno. Sogno i suoi occhi nocciola. Non c'è stata nessun'altra donna per me. Né ci sarà mai.

Aveva commesso una leggerezza. Dolan. Vi basti sapere questo. Ed Elizabeth era lì, al posto sbagliato, nel momento sbagliato, a vederlo commettere la leggerezza. Era andata alla polizia e la polizia l'aveva indirizzata all'FBI. Era stata interrogata e aveva detto che sì, avrebbe testimoniato. Avevano promesso di proteggerla, ma o si sono distratti, o hanno sottovalutato Dolan. Forse entrambe le cose. Comunque sia, una sera è salita sulla sua automobile e la dinamite collegata all'accensione mi ha reso vedovo. Lui mi ha reso vedovo.
Dolan.
In mancanza di testimoni, è stato prosciolto. Lui è tornato al suo mondo, io al mio. L'attico di Las Vegas per lui, la casetta deserta per me. Per lui un succedersi di donne affascinanti in pelliccia e vestiti da sera luccicanti, per me il silenzio. Per lui le Cadillac grigie, quattro nel corso degli anni, per me la vecchia Buick Riviera. I suoi capelli si sono argentati mentre i miei se ne andavano.
Ma l'ho sorvegliato.
Sono stato attento, ah sì, molto attento. Sapevo che cos'era, di che cosa era capace. Sapevo che mi avrebbe schiacciato come un insetto se mi avesse visto o avesse intuito che cosa avevo in mente per lui. Perciò ho fatto attenzione. Tre anni fa, durante le ferie estive, l'ho seguito a Los Angeles (a distanza di sicurezza), dove si recava spesso. L'ho visto dare feste nella sua casa sontuosa (guardavo l'andirivieni degli ospiti dal sicuro dell'ombra in fondo alla via, ritirandomi ogni volta che passavano le auto della polizia per i frequenti giri di pattugliamento). Ho alloggiato in un alberghetto dove i clienti tenevano la radio a volume troppo alto e l'insegna al neon del topless bar dirimpetto mi illuminava la finestra. Sono state notti in cui, quando mi addormentavo, sognavo gli occhi nocciola di Elizabeth, sognavo che non fosse accaduto niente, e mi svegliavo talvolta con le lacrime che mi si asciugavano sulle guance. Sono stato vicino a perdere la speranza.
Era ben protetto, vedete, molto ben protetto. Mai che andasse da qualche parte senza la scorta di quei due gorilla armati fino ai denti e la Cadillac su cui viaggiava era corazzata. I possenti copertoni radiali delle ruote erano di quel tipo autosigillante tanto in voga fra i dittatori delle piccole nazioni irrequiete.
Poi, quell'ultima volta, ho visto come si sarebbe potuto fare ... ma non l'ho visto prima di aver passato un momento di autentico terrore.
Come sempre l'avevo seguito a Las Vegas mantenendomi a prudente distanza, lasciando tra di noi almeno un miglio, in certi casi anche due o tre. Quando abbiamo attraversato il deserto, talvolta la sua automobile non era che un lampo di sole all'orizzonte e io la guardavo e pensavo a Elizabeth, a come le splendevano i capelli nel sole.
Quella volta ero molto indietro. Eravamo a metà settimana e il traffico sulla US 71 era quasi inesistente. Quando il traffico è leggero, i pedinamenti diventano pericolosi, lo capisce anche un insegnante di scuola elementare. Oltrepassai un cartello arancione che segnalava una deviazione a cinque miglia e aumentai ulteriormente la distanza. Le deviazioni nel deserto rallentano i veicoli a passo d'uomo e non volevo correre il rischio di ritrovarmi in coda alla Cadillac grigia costretta a procedere lentamente su qualche sterrata piena di buche. Ho raggiunto il cartello che annunciava la deviazione a tre miglia. Sotto c'era la scritta:

ATTENZIONE ZONA
BRILLAMENTO MINE
SPEGNERE RADIORICETRASMITTENTI

Mi è tornato in mente un film che avevo visto anni prima. Una banda di rapinatori aveva attirato un furgone blindato in mezzo al deserto piazzando falsi segnali di deviazione sulla strada. Dopo che l'autista era caduto nel tranello e aveva imboccato una sterrata (ce ne sono migliaia nel deserto, piste per le pecore, strade di ranch e vecchie piste governative che finiscono nel nulla), i rapinatori avevano tolto i cartelli e, nell'isolamento totale, avevano semplicemente posto l'assedio al furgone finché le guardie erano uscite.
Avevano ucciso le guardie.
Lo ricordavo.
Avevano ucciso le guardie.
Sono arrivato alla deviazione e ho preso per una strada dissestata, esattamente come avevo previsto, stretta, piena di buche che facevano sussultare e gemere la mia vecchia Buick. La Buick aveva bisogno di sospensioni nuove, ma il cambio delle sospensioni rappresenta una spesa che talvolta un insegnante è costretto a rimandare, anche se vedovo e senza figli, anche se non ha altri hobby oltre a un sogno di vendetta.

Mentre la Buick sobbalzava e soffriva, mi è venuta un'idea. La prossima volta che la Cadillac di Dolan avesse lasciato Las Vegas per Los Angeles o Los Angeles per Las Vegas, invece di seguirla, l'avrei preceduta. Avrei architettato una falsa deviazione come quella nel film, attirandola nel nulla che si estende, silenzioso e accerchiato dalle montagne, a ovest di Los Angeles. Poi avrei tolto i cartelli, come avevano fatto i rapinatori nel film.

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