domenica 19 gennaio 2014

L'incipit della domenica - Macbeth

SEYTON - È morta la regina, mio signore. 

MACBETH - Doveva pur morire, presto o tardi; 
il momento doveva pur venire 
di udir questa parola... 
Domani, e poi domani, e poi domani, 
il tempo striscia, un giorno dopo l'altro, 
a passetti, fino all'estrema sillaba 
del discorso assegnato; e i nostri ieri 
serviranno solo a rischiarare
la via verso la morte a dei pazzi. 
Breve candela, spegniti! 
La vita è solo un'ombra che cammina, 
un povero attorucolo sussiegoso 
che si dimena sopra un palcoscenico 
per il tempo assegnato alla sua parte, 
e poi di lui nessuno udrà più nulla: 
è un racconto narrato da un idiota, 
pieno di grida, strepiti, furori; 
e che significa nulla.

La forza del Fato (Wyrd; le streghe sono, infatti, Weird Sisters) è implacabile. Ciò che scambiamo per volontà non è che illusione di libertà. La vita è una semplice recita: quanto sangue inutile, quanti strepiti per il potere, quanto dolore e abiezione: per nulla. Questo è Macbeth, poema supremo dell'ineluttabile, tragedia perfetta e antichissima. Out, out, brief candle!

William Shakespeare 
ATTO PRIMO

SCENA I

Luogo aperto. Tuoni e lampi.

Entrano tre STREGHE.

1ª STREGA - Quando noi tre ci rivedremo ancora?
Con tuono, lampo o pioggia? Quando, allora?

2ª STREGA - Quando sarà finito il parapiglia,
e sarà vinta o persa la battaglia.

3ª STREGA - Sarà al calar del sole, questa sera.

1ª STREGA - E il luogo?

2ª STREGA - Alla brughiera.

3ª STREGA - Laggiù dobbiamo andare
Macbeth ad incontrare.

1ª STREGA - Vengo, Gattaccio.

2ª STREGA - Ci chiama Ranocchio.

3ª STREGA - Veniamo subito, in un batter d'occhio!

TUTTE E TRE - "Per noi il bello è brutto, il brutto è bello"
fra la nebbia planiamo e l'aer fello.
(Svaniscono nell'aria)


…..

SCENA III

Una brughiera. Vento e tuoni.
Entrano le TRE STREGHE

1ª STREGA - Dove sei stata di bello, sorella?
2ª STREGA - A scannar maialetti.

3ª STREGA - E tu, sorella?

1ª STREGA - La moglie d'un capitano di mare
aveva in grembo un bel po' di castagne,
e masticava e poi rimasticava:
"Dammene" - dico - "Via, strega, va'via!",
grida quella rognosa chiappona.
Il marito è salpato per Aleppo
al comando d'un barco a nome "Tigre";
e lo farò, lo farò, lo farò!

2ª STREGA - Io ti do il vento.

1ª STREGA - Grazie. Sei gentile.

3ª STREGA - E io un'altro.

1ª STREGA - Grazie pure a te.
Tutti gli altri li ho io al mio comando,
ed anche tutti i porti dove soffiano,
e le quarte che sono a loro note
segnate sulle mappe delle rotte.
Voglio ridurlo secco come fieno
e far che mai sulle sue stracche ciglia
discenda sonno, né giorno ne notte;
deve vivere come un fuorilegge,
stanco ed affranto; dopo aver vegliato
novantanove volte sette notti,
dovrà languir di fame, allampanato,
da ridursi allo stremo delle forze;
sarà squassato da mille burrasche.
(Mostra loro qualche cosa)
Guardate qui che ho.

2ª STREGA - Sì, sì, vediamo.

1ª STREGA - È il dito pollice d'un timoniere
naufragato nel suo ritorno a casa.
(Rullo di tamburo all'interno)

3ª STREGA - Un tamburo! È Macbeth!

TUTTE E TRE - (In ridda)
"Così le tre fatidiche sorelle
"la mano nella mano,
"per mare e terra van girovagando,
"in giro, giro tondo,
"tre volte intorno a te,
"tre volte intorno a me,
"e per far nove ancor tre volte tre".
Silenzio!... Il sortilegio s'è compiuto!

Entrano MACBETH e BANQUO

MACBETH - Un giorno brutto e bello come questo
non l'avevo mai visto.

BANQUO - A che distanza saremo da Forres?
(Vedendo le streghe)
Oh, diamine, che esseri son quelli,
così grinzi e selvatici d'aspetto
da non avere alcuna somiglianza
con gli esseri che vivon sulla terra
sulla quale si trovan tuttavia?
(Alle streghe)
Siete viventi? Siete voi qualcosa
cui si possa rivolgere domanda?
Sembra che abbiate inteso,
se ciascuna s'è posto il dito scarno
con ratta mossa sulle labbra vizze.
Alla vista, dovreste essere femmine,
ma quelle vostre barbe
mi fan pensare che non siete tali.

1ª STREGA - Salute a te, Macbeth, Thane di Glamis!

2ª STREGA - Salute a te, Macbeth, Thane di Cawdor!

3ª STREGA - Salute a te, Macbeth, futuro re!

BANQUO - (A Macbeth)
Mio signore, ti vedo trasalire
ed anche in preda ad un certo timore
a udir sì grati annunci. Perché mai?
(Alle streghe)
In nome della santa verità,
siete immagini della fantasia,
o siete proprio quello che apparite?
Salutate il mio nobile compagno
col suo titolo attuale, e col preannuncio
d'un più elevato stato nobiliare,
e di speranze di regalità,
si ch'egli sembra come andato in estasi.
E a me non dite niente.
Se davvero potete penetrare
entro i semi del tempo,
e predire qual grano cresca, o no,
parlate a me, che né chiedo né temo
da parte vostra odio o simpatia.

1ª STREGA - Onore a te!

2ª STREGA - Onore!

3ª STREGA - Onore a te!

1ª STREGA - Minore di Macbeth, eppur più grande!

2ª STREGA - Non sì felice, eppure più felice.

3ª STREGA - Padre di re, se pur non re tu stesso.
Così, salute a Voi, Banquo e Macbeth!
1ª STREGA - Banquo e Macbeth, salute!

MACBETH - Rimanete, incompiute parlatrici,
e ditemi di più. Thane di Glamis
io so già d'essere, erede di Simel;
ma perché lo sarei anche di Cawdor?
Il signore di Cawdor vive a prospera,
e quanto ad esser re,
è prospettiva fuori del credibile,
come dell'essere io Thane di Cawdor.
Dite, a qual fonte siete debitrici
di queste singolari predizioni?
E perché su quest'arida brughiera
venite ad arrestare i nostri passi
con un tale profetico saluto?
Parlate, insomma, dite, ve lo impongo!

(Le streghe svaniscono nell'aria)

BANQUO - Bolle d'aria ha la terra, come l'acqua.
Tali eran queste. Dove son svanite?

MACBETH - Nell'aria, e ciò che d'esse aveva corpo
s'è dissolto, come respiro al vento.
Come vorrei che fossero restate!

BANQUO - Ma davvero eran qui, davanti a noi,
quelle cose di cui stiamo parlando?
O non avremmo noi forse mangiato
una qualche malefica radice
che ci tien prigioniera la ragione?

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