martedì 31 dicembre 2013

I sette difetti di Venere (e due epigrammi di Rufino, poeta licenzioso)

Lucas Cranach il Vecchio,
Il giudizio di Paride
Ecco Afrodite/Venere nell’Inno omerico (1-6; 69-74) a lei dedicato:

O Musa, dimmi le opere di Afrodite d'oro,
dea di Cipro, che infonde il dolce desiderio negli dei
e domina le stirpi degli uomini mortali,
e gli uccelli che volano nel cielo, e tutti gli animali,
quanti, innumerevoli, nutre la terra, e quanti il mare:
tutti hanno nel cuore le opere di Citerea dalla bella corona.
… al suo seguito
Docili andavano grigi lupi, leoni feroci,
e orsi e pantere veloci avide di cerbiatti;
e lei a vederli gioiva, nella mente e nel cuore,
e versava nel loro petto il desiderio: e subito tutti
giacevano a coppie nelle valli ombrose …

Una dea che ha imperio su dei e uomini, sorridente, e onnipotente (solo tre donne sfuggono ai suoi lacci: Atena, Minerva, Estia). Quando non arriva a versare il desiderio nel petto, si serve di mirabili artifizi (Saffo la chiamerà ‘tessitrice d’inganni’): astuta e suadente, nonché elikoblépharos, dea dagli occhi a spirale, ipnotica e spietata.
Col tempo (il tempo indurisce la fluidità del mito, sempre) parrà ritirarsi in zone più superne, lasciando il compito di sciogliere e allacciare passioni al suo temibile sgherro, Eros.
Il sorriso di Afrodite è quello degli sposi etruschi, enigmatico: la serenità, la placida e controllata grazia, l’indubbia bellezza costituiscono il vischio delle sue trappole.
Perché Afrodite è bella, talmente bella da avere dei difetti.
E i Greci, che furono filosofi d’istinto, seppero che proprio un difetto regala la perfezione; e di difetti la Cipride ne aveva più d’uno, sette per la precisione:

lunedì 30 dicembre 2013

Il 1984 di Orwell? Una sciocchezzuola, parola di Edward Snowden


Quasi tutti sappiamo chi è Edward Snowden. Genio del computer, ex recluta delle Forze Speciali USA, poi alla NSA (National Security Agency) presso l'Università del Maryland, quindi alla CIA dove lavora sotto copertura, a Ginevra, e ha accesso a documenti riservatissimi; nel 2007 (a ventiquattro anni!) cominciano i ripensamenti, l'insorgere d'una chiara consapevolezza: quella secondo cui i governi (il più potente governo del mondo, gli Stati Uniti, e gli altri, sfumati nel grado di vassallaggio), esercitano un controllo sempre più capillare e pressante su ogni individuo, riuscendo, in tal modo, a classificare tendenze, gusti, inclinazioni e pensieri e a usarli contro chiunque si smarchi da una rassicurante medietà: in nome della sicurezza, ovviamente, termine ormai paradigmatico che ingloba in sé democrazia, pace, giustizia, libertà - valori a essa sottoposti.
I metodi di spionaggio globale della NSA (il progetto Prism) verranno rivelati da Snowden a partire da maggio 2013. Snowden ha già copiato vari set di documenti riservatissimi; parte per Hong Kong, lasciando per sempre una vita agiata e comoda; dice: "Sono disposto a sacrificare tutto quello che ho perché in tutta coscienza non posso consentire al governo degli Stati Uniti di distruggere la privacy, la libertà della rete e le libertà basilari delle persone con questa massiva macchina di sorveglianza che sta costruendo segretamente". 
Ad agosto Snowden ripara in Russia dove gode di un asilo temporaneo.
A Natale rilascia un breve messaggio per il canale inglese Channel 4 in cui ribadisce, con piana semplicità, i pericoli d'uno spionaggio di massa affidato, di fatto, a oligarchie politiche ed economiche in grado di negare l'essenza della democrazia nel momento stesso in cui annunciano di battersi in sua difesa.

Edward Snowden: Messaggio alternativo di Natale su Channel 4

Salve, e Buon Natale.

Sono onorato d’avere la possibilità di parlare a voi e alle vostre famiglie quest’anno.

Abbiamo recentemente compreso che i nostri governi, lavorando l’uno di concerto con l’altro, hanno creato un sistema mondiale di sorveglianza di massa, che monitora qualsiasi nostro atto.

Lo scrittore britannico George Orwell ci aveva avvertiti e messi in guardia riguardo tale politica. Il modo in cui tale politica veniva attuata nel suo libro – microfoni, videocamere, televisioni spia – sono poca cosa rispetto alle tecnologie di cui possiamo disporre oggi. Nelle nostre tasche portiamo sensori in grado di tracciare qualsiasi nostro movimento. Pensate a cosa significhi questo per la riservatezza d’un individuo medio.

Un bambino che nasce oggi crescerà senza maturare alcuna concezione di riservatezza. Non conoscerà mai il significato di un momento davvero privato, di un pensiero non registrato e analizzato. Questo è un problema, perché la riservatezza è primaria: la riservatezza ci permette di capire chi siamo e chi vogliamo essere.


Il dibattito oggi in corso stabilirà il grado di fiducia che potremo riporre nella tecnologia che ci circonda e nei governi che la controllano. Insieme è possibile trovare un punto di equilibrio e porre fine alla sorveglianza di massa e ricordare ai governi che se vogliono davvero sapere come ci sentiamo è preferibile chiedere che spiare.

domenica 29 dicembre 2013

mvl Cinema: Molière in bicicletta, ovvero: nella vita si recita ciò che si è

Molière in bicicletta
Regia e sceneggiatura: Philippe Le Guay

Interpreti: Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa

Voto: 6


Serge Tanneur (Fabrice Luchini), attore disilluso e in disarmo, si è recluso in una vecchia casa, nella campagna francese vicino La Rochelle, sulla costa atlantica. Il suo isolamento è rotto dalla visita dell’amico Gauthier Valence (Lambert Wilson), anch’egli attore, ma, a differenza di Serge, sulla cresta dell’onda del successo. Gauthier propone a Serge di allestire la rappresentazione del capolavoro di Molière: Il misantropo. Dopo un iniziale tira e molla i due si accordano; interpreteranno Alceste e Filinto, i personaggi principali della commedia di Molière. Ricordiamo le tipologie dei personaggi:
Alceste è il misantropo, urtante, integerrimo, leale a un proprio ideale di purezza senza compromessi, per nulla incline alle smancerie e alla piaggeria di chi vuol farsi benvolere a ogni costo; ha in uggia la frivolezza, i modi insinuanti, i cuori volatili; in amore è fedele, colmo di dedizione: spasima per la civettuola Celimene. Ecco una sua frase chiave:

Io riscontro dovunque solo vili lusinghe
Ingiustizia, interesse, scaltrezza, tradimento;
Non posso contenermi, mi adiro, e mi propongo
Di mandare all’inferno tutto il genere umano

Filinto, suo amico, è uomo di mondo, conosce le debolezze altrui e l’intima fibra del cuore umano e sa che questo volge inesorabile all’accomodamento, alla via di mezzo, al perdono complice. Frase chiave: 

Dei costumi del tempo diamoci meno cura
E facciamo un po’ di grazia alla natura umana;
Prendiamola in esame senza troppo rigore,
E con qualche indulgenza guardiamo i suoi difetti

I due amici rispecchiano tali psicologie immortali:

L'incipit della domenica, Il misantropo

Il misantropo, la sconfitta totale, irrimediabile, della purezza e della coerenza oltre ogni compromesso. Una sconfitta letteraria celeberrima che si aggiunge a quelle di altri eroi che si compiacciono del cocciuto e incomprensibile (agli altri) piacere di non recedere: a costo della propria disfatta; come il napoleonico Gabriel Feraud de I duellanti di Joseph Conrad; il nichilista Bazarov in Padri e figli di Turgenev; Michael Kohlhaas nell'omonimo racconto di Heinrich von Kleist; e l'impassibile Takeshi Kitano nel film, da lui diretto, Sonatine. 

Molière

ATTO PRIMO

Scena I

Filinte, Alceste.

FILINTE
Cosa c'è? Che vi prende?

ALCESTE
Lasciatemi, vi prego.

FILINTE
Volete dirmi, insomma, quale bizzarro umore ...

ALCESTE
Lasciatemi, vi dico, non voglio più vedervi.

FILINTE
La gente la si ascolta, e senza risentirsi.

ALCESTE
Io voglio risentirmi, e non voglio ascoltare.

FILINTE
Non so capire i vostri malumori improvvisi.
Anche se siamo amici, io stesso per il primo...

ALCESTE
Io vostro amico? Prego, toglietemi dal mazzo.
Invero, ho ritenuto d'esserlo fino ad oggi;
Ma dopo quel che or ora mi avete palesato,
Vi dico chiaro e tondo che non lo sono più.
Non voglio avere posto in un cuore corrotto.

FILINTE
Ho dunque, Alceste, colpe tanto grandi per voi?

ALCESTE
Avreste già dovuto morire di vergogna;
Un atto come il vostro non merita perdono,
Fa inorridire affatto ogni uomo d'onore
Io vi vedo colmare un uomo di carezze,
Testimoniargli ancora un infinito affetto;
Con mille attestazioni, giuramenti, promesse,
Esaltate il furore delle vostre espansioni;
E quando vi domando chi è mai quelle persona
Appena mi potete dire come si chiama;
L'entusiasmo si spegne quando lo abbandonate
E con me lo trattate con somma indifferenza.
Questo è indegno, perbacco! è cosa vile, infame,
Abbassarsi a tal segno da tradir la sua fede;
Se avessi per disgrazia fatto la stessa cosa,
Andrei per il rimorso a impiccarmi all'istante.

venerdì 27 dicembre 2013

Caro Michele, ci sono sdraiati e sdraiati

G. Luca Chiovelli

Ci sono libri
Ci sono libri scritti male, libri inutili, libri irritanti, libri che non centrano il bersaglio, libri consolatori, asessuati, libri che si formano con la schiuma delle onde del consenso universale, di quella Zeitgeist che, pur immateriale, imbeve ogni cosa e atto del vivere.
Gli sdraiati, storia della relazione fra l'autore e il figlio, giovane neghittoso del ventunesimo secolo, si tiene miracolosamente in equilibrio su un crinale grazie a una maestria da equilibrista derviscio: riesce, infatti, a essere tutto questo, contemporaneamente: inutile, irritante, fuori tempo massimo, consolatorio, asessuato; e pure declinato secondo quella neolingua perbenista che tiene insieme, come una sorta di gotico internazionale, tutti gli scrittori responsabili e innocui: quelli appartenenti alla massoneria del potere occidentale.
Lettura del libro
Mi ha assorbito, giovedì 26 dicembre, in due battute: dalle ore 01.13 alle ore 02.04; dalle ore 04.22 alle ore 04.37.
Tema
L'autore si lagna, per 115 pagine su 116, del comportamento del figlio diciottenne. Il tardo adolescente vive il tempo liquido del capitalismo attuale (“Tutto rimane acceso, niente spento. Tutto aperto, niente chiuso. Tutto iniziato, niente concluso”), un'esistenza interconnessa, mai definita, privi di appigli ideologici; sciatto nella persona, trascurato nell'igiene casalinga, indifferente al passato e alla natura, lasco negli amori, ghiotto di high tech, cartoni animati e mode idiote, irriducibile a qualsiasi ordine sociale maturato negli ultimi secoli dell'umanità, amorfo; né felice né infelice. Papà Serra, per centoquindici pagine, si dispera quietamente e gli oppone ideologicamente le proprie madelaines (“Ai miei tempi caro mio ...”) e alcune goffe elucubrazioni mentali: addirittura una distopia in cui lui, Serra, si veste dei panni di Brenno Alzheimer, immaginifico duca dell'esercito dei Vecchi contrapposto a quello dei Giovani, in una incombente e inevitabile Guerra Finale e Totale.

Bambini in ascolto allo specchio di Tom Sawyer (il diario di MVL Bambini)

Enza Bertoni
Eccome se la narrazione, la lettura ad alta voce serve ai bambini ! 
Sicuramente qualcuno avrà letto le pagine precedenti su questo angolo di via Bartoli, dove, due volte a settimana, si racconta, si ascolta, dove si condividono emozioni e stati d'animo, dove attraverso la lettura si esplorano luoghi ed esperienze di altri, che diventano propri. 
Ecco, siamo alla fine della lettura del libro Le avventure di Tom Sawyer, e la storia dà l'opportunità e la capacità di raccontare le proprie esperienze. 
Sono un fiume in piena, i bambini, soprattutto quando finisce il capitolo.
Mi rendo conto che il valore del libro all'interno dei diritti dei bambini è una risposta straordinaria.
Il bisogno di affetto, le loro apprensioni, la condivisione delle loro paure, il bisogno di parlare.
Dice Anita : è naturale che ci sia "guerra", non si dicono niente ! (Tom e Becky) ; ed ecco che intrecciano alle avventure "amorose" di Tom e Becky, le loro, e mi travolgono di loro esperienze, le voci si sovrappongono, a malapena riesco a contenerli.
Tutto ciò diventa un diritto, il diritto di stare insieme, ed ascoltare, partecipare, riferire, raccontare, stare in silenzio, stupirsi, fantasticare.
E allora diciamo : non si tema l'incontro con i libri!
Il desiderio di esprimere le prime simpatie, i primi amori, passa anche attraverso queste pagine.       

giovedì 26 dicembre 2013

Autoritratto di editore: la storia di Voland in cinque titoli

Anche la seconda casa editrice che ha accolto l'invito di monteverdelegge, disegnando un autoritratto in progress attraverso cinque titoli del suo catalogo, prende le mosse - come già E/O - da un'attenzione particolare verso le letterature slave: una scelta proclamata a partire dal nome, Voland, il Signore delle Tenebre nel romanzo di Michail Bulgakov Il Maestro e Margherita. 
Rispetto a E/O, nata nel 1979, il quadro iniziale è però molto diverso. Quando Daniela Di Sora, slavista che ha trascorso parecchi anni fra la Bulgaria e Mosca, decide di avventurarsi nel mondo dell'editoria, siamo nel 1995 e il crollo del Muro ha trasformato le mappe dell'Europa, gli equilibri del mondo. Ma proprio questo incredibile sommovimento rende ancora più evidente quanto le letterature slave siano rimaste a lungo in penombra. Ne è consapevole Daniela Di Sora, che nel suo catalogo affianca ai contemporanei anche i grandi autori da rileggere, magari, in nuove traduzioni (sarà questo, in anni più recenti, il perno della collana Sirin classica) e che presto si rende conto di come anche in altre direzioni, fuori dal'est europeo, sia possibile fare scoperte interessanti.

Tol'stoj / Ripellino, Per Anna Karenina
Uno dei titoli con cui la neonata casa editrice Voland si presenta al pubblico nel 1995. Omaggio a uno dei personaggi più affascinanti e più compiuti della letteratura mondiale, ma anche al grande slavista Angelo Maria Ripellino, che Daniela Di Sora ha avuto come maestro all'università.

Amélie Nothomb, Igiene dell'assassino
La dimostrazione di quanto sia importante l'intuito di un editore: quando Amélie Nothomb entra a far parte del catalogo di Voland non è ancora diventata la fata dai cappelli stravaganti capace di trasformare in oro tutti i libri che pubblica (uno l'anno, alla rentrée di settembre). Ma la scrittrice belga ricambia l'attenzione della piccola casa editrice romana e le rimane fedele, nonostante le offerte di sigle ben più ricche e potenti.

 
Zachar Prilepin, San'kja 
Oggi, in parte grazie a Emmanuel Carrère che nel suo Limonov lo segnala come il migliore fra i giovani scrittori russi, il nome di Prilepin si è fatto conoscere anche dai lettori italiani. Ma le antenne sensibili del diavolo Voland hanno saputo apprezzarne con molto anticipo la capacità di tenersi in equilibrio tra autobiografia e finzione, lo stile ipnotico, avvincente e mai ruffiano.  


Ramon Chao, Ignacio Ramonet, Guida alla Parigi ribelle
Un altro piccolo bestseller della casa editrice che, sulla scia del successo di questo titolo, pubblicherà poi la Guida alla Barcellona ribelle e, recentissima, la Guida alla Roma ribelle (tre edizioni nel giro di una ventina di giorni).

Georgi Gospodinov, Fisica della malinconia
L'autoritratto in cinque titoli di Voland si chiude con il quarantenne bulgaro Georgi Gospodinov, fra gli scrittori europei più interessanti della sua generazione, molto amato da Daniela Di Sora che sa per esperienza come il vecchio detto di Montale, "Non ci può essere un grande poeta bulgaro", si basi sul nulla. Colto, ironico, appassionato, Gospodinov è la dimostrazione di quanto sia importante mettere continuamente in dubbio gli schemi e i filtri attraverso i quali osserviamo il mondo. Come il diavolo di Bulgakov, come la casa editrice che ne porta il nome.

Edoardo Sanguineti tra piacere dell'insegnamento e malinconia della scrittura

Ti racconto un libro (anzi tre)

Edoardo Sanguineti
Ballate
a cura di Anna Maria Giancarli, postfazione di Niva Lorenzini
Tracce, 2013, 40 pp., € 12,00

La ballata del quotidiano. Conversazioni con Giuliano Galletta (1994-2009)
introduzione di Erminio Risso
Il Nuovo Melangolo, 2012, 105 pp., € 12,00

Per Edoardo Sanguineti: lavori in corso
Atti del Convegno internazionale di studi (Genova, 12-14 maggio 2011)
a cura di Marco Berisso ed Erminio Risso
Cesati, 2012, 410 pp., € 40,00

Maria Teresa Carbone

Quando, nell’estate del 1974, Edoardo Sanguineti si trasferisce a Genova per prendere la cattedra di letteratura italiana all’università, non ha ancora compiuto quarantaquattro anni. È, secondo i parametri cui siamo oggi abituati, un giovane. Ma allora, giovane Sanguineti non appare affatto agli studenti che lo aspettano nelle aule di via Balbi e che, ben prima del suo arrivo, hanno imparato a conoscerlo attraverso le poesie, i saggi, l’allestimento rivoluzionario dell’Orlando Furioso di Ronconi, i due tomi della Poesia italiana del Novecento su cui sono piovute polemiche a non finire. Sono quindi, gli studenti, non poco eccitati, in quella prima metà degli anni Settanta così ricca di movimenti e sommovimenti, all’idea di avere come professore non un qualsiasi docente universitario ma uno scrittore e un poeta, un protagonista della cultura italiana e europea, in una parola: un intellettuale. (Sono, questi di cui si parla, ancora i tempi in cui gli intellettuali esistono e soprattutto non temono di presentarsi come tali).
Sanguineti, da parte sua, è soddisfatto del trasferimento, ma Genova – la città dove è nato e che ha lasciato piccolissimo – gli appare lontana, se non estranea: ancora un anno dopo, nel 1975, all’uscita nei Reprints Einaudi della nuova edizione di Guido Gozzano. Indagini e letture, commenterà con qualche fastidio in una conversazione privata la nota biografica in quarta di copertina («è nato nel 1930 a Genova, dove vive ed insegna presso la Facoltà di Lettere»): «Sembra che non mi sia mai allontanato di qui».

Poesia di Natale


Alda Merini
A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare questo giorno.
A tutti loro auguro
di vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un Natale
di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi auguro
un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.

domenica 22 dicembre 2013

Una vetrinetta anticonsumista (in pieno Natale)


[cliccare per ingrandire]

Una vetrinetta di antiquariato tecnico nel cuore di Boccea, a pochi passi dalla distruenda pineta del Parco Regionale del Pineto (ne abbiamo parlato qui; alcuni propaggini delle piante possono vedersi riflesse nella vetrina stessa).

Un'esposizione anticonsumista che tradisce un preciso indirizzo ideologico. Nella seconda foto si può infatti apprezzare un foglio con alcune frasi dell'archeologo Giorgio Gualandi: "Amare ciò che è antico significa apprezzare le origini di ogni cosa. Il progresso con le grandi lavorazioni di serie crea produzioni anonime e con esse la fine di ogni artigianato, il deprezzamento del bene appena prodotto e la conseguente distruzione delle risorse mondiali".

Le frasi di Gualandi. Per un personaggio di Bernardo Bertolucci
prima maniera (1964, Prima della rivoluzione),
una carrellata cinematografica è questione di morale.
E se lo fosse anche un vinile o un fusibile?
E un vecchio libro?
Che l'antiquariato sia sobillatore?
Alcuni pezzi (funzionanti) del museo tecnologico.
Chi saranno i temibili misoneisti?
Possibile che, dietro un'anonima rigatteria,
si nasconda l'anarchico Tyler Durden di Fight club?
Dell'Italia la passata grandezza.
Il disco è Vengo anch'io, no tu no.
Ho rivisto di recente uno sceneggiato RAI degli anni Sessanta,
Vita di Dante.
Albertazzi, Vannucchi, Palmer, Gora, Ileana Ghione e una pletora di
attori minori che avrebbero schiantato qualsiasi
Gifuni. Dell'Italia la passata grandezza.
Quale filtro c'hanno fatto bere per ridurci così?
Come ti sei ridotta così, Italia mia?
Un po' alla volta e all'improvviso, direbbe Lei.
A metà degli anni Settanta, quando la sinistra assommava
più del 50% dei voti, la nostra cattolicissima maestra
esternava, a noi settenni, la sua angoscia per la distruzione dello
spirito natalizio operata dal consumismo.
E allora esisteva ancora l'Italia.
La mia maestra aveva naso finissimo o era
un agent provocateur.

L'incipit della domenica - Cime tempestose

"Ai personaggi della Brontë non è applicabile l'ordinaria antitesi tra bene e male. Essi non cercano di por freno alle loro passioni devastatrici, non si pentono dei loro atti di distruzione; ma siccome quegli atti e quelle passioni non sgorgano da impulsi di natura distruttiva, bensì da impulsi che son distruttivi solo perché stornati dal loro corso naturale, essi non sono cattivi. Inoltre la loro ferocia e la loro spietatezza, hanno, nel loro ambito naturale, una parte da rappresentare nel disegno del cosmo, e, come tali, devono accettarsi. Il punto di vista di Emily Brontë non è immorale, ma premorale. Sicché il contrasto a cui assistiamo ... non è quello consueto ... tra bene o male; è piuttosto un contrasto tra simile e dissimile ... In verità il sesso ha poco a che fare coi personaggi della Brontë: l’amore di Catherine è esente da sensualità come la forza che attrae la marea alla luna, il ferro alla calamita, e non ha più tenerezza che fosse odio ... Da un lato Wuthering Heights, la terra della tempesta, su nell’arida brughiera, nuda all’assalto degli elementi, naturale dimora della famiglia Earnshaw, indomiti figli della tempesta. Dall’altro, protetta dalla frondosa valle sottostante, Thrushcross Grange, l’appropriata dimora dei figli della calma, i gentili, passivi, timidi Linton" (Mario Praz)

Emily Brontë
1801. - Sono appena ritornato da una visita al mio padrone di casa, il
solo vicino col quale avrò a che fare. Questa è indubbiamente una bella contrada. Credo che in tutta l'Inghilterra non avrei potuto scegliermi un altro posto più lontano dal frastuono della società. È il paradiso del perfetto misantropo; e il signor Heathcliff ed io siamo fatti apposta per una simile desolazione. Un uomo veramente singolare! Non immaginava certo quale viva simpatia sentissi per lui quando vidi i suoi occhi neri ritrarsi così sospettosamente sotto le ciglia al mio avanzare a cavallo, e le sue mani rifugiarsi ancor più addentro nel panciotto, con gelosa risolutezza, all'annuncio del mio nome.
«Il signor Heathcliff» dissi.
Un inchino del capo fu la risposta.
«Il signor Lockwood, il vostro nuovo affittuario, signore. Mi faccio l'onore di presentarmi a voi il più sollecitamente possibile, subito dopo il mio arrivo, voglio esprimervi la speranza che ho di non esser stato troppo importuno con la mia insistenza nel chiedervi di poter abitare Thrushcross Grange. Proprio ieri ho saputo che voi avevate l'intenzione...»
«Thrushcross Grange è mia proprietà, signore,» mi interruppe, aggrottando le ciglia. «Non permetterei mai a nessuno di importunarmi, poiché sta solo a me d'impedirlo... Entrate!»
Quell'«entrate» fu pronunciato a denti stretti ed esprimeva un sentimento ben diverso, a esempio, «Andatevene al diavolo!»; perfino il cancello al quale si era appoggiato non diede il minimo segno di consenso a quella parola, e credo che fu proprio tale circostanza a farmi accettare l'invito: sentii interesse per quell'uomo che sembrava esageratamente riservato, ancora più di quanto lo fossi io.
Quando vide che il mio cavallo già si spingeva col petto contro la sbarra, allora, finalmente, levò una mano per togliere la catena, e precedendomi piuttosto di malavoglia per il vialetto, entrò nella corte e gridò: «Giuseppe, prendi il cavallo del signor Lockwood e portaci su del vino.»

venerdì 20 dicembre 2013

Un libercolo: Seta, di Alessandro Baricco (scrittore lounge)

G. Luca Chiovelli

Sono prevenuto.
Dopo tutti questi anni non si è neanche sospettosi. Si sviluppa una sorta d’istinto di sopravvivenza editoriale che evita perdite inutili di tempo, la consunzione degli occhi (ne abbiamo solo due), la perdita del filo della lama del gusto. Annusavo i libri di Baricco e non li volevo leggere. E avevo ragione. A dirla tutta ero ancor più prevenuto: non leggevo i libri di Baricco a causa della cotonatura di Baricco. Gadda non sopportava Foscolo per le stesse ragioni. Troppi peli. Io son fatto così; di legno storto. L'ho pure detto una volta: sono un tipo brutale; ultimamente sono pure populista, luddista, pauperista: sono quel tipo occhialuto, in giacca scura, ariata losca che guarda le cosce alle ventenni e ha in uggia i nababbi come Baricco. Però, infine, ho ceduto. E ho letto Baricco: Seta; e I barbari.
La lettura di Seta.
Mi ha occupato giovedì, 19 dicembre, dalle ore 21.11 alle ore 21.57.
Struttura
Sessantacinque brevi capitoli. Ognuno non eccede le due pagine. Per non stancare i consumatori. Peccato che, come in Vanity Fair, non ci siano i minuti del tempo di lettura alla fine di ciascuno.
Trama
Hervé Joncour si guadagna da vivere comprando e vendendo bachi da seta. È felicemente sposato con la dolce Hélène.
Un'epidemia distrugge le larve dei bachi. È costretto, quindi, a recarsi in Giappone per acquisirne di nuovi.
Qui, alla corte del misterioso venditore Hara Kei, conosce una ragazza, di fattezze europee, altrettanto misteriosa. Hervé ne rimane totalmente affascinato. In uno dei suoi viaggi si concede l'unica e indimenticabile notte d'amore con lei. Non riuscirà più a rivederla. Tempo dopo giunge una missiva dal Giappone. Hervé riesce a farsela tradurre da una maîtresse nipponica di Nîmes, Madame Blanche. È quella ragazza a scrivere, e nella lettera ella rievoca appassionata il loro amore. Hervé si strugge di nostalgia finché non scopre che quelle parole ardenti sono state scritte dalla moglie Hélène. Sì, l'amore è sempre stato accanto a lui. La moglie muore. Il languore dell'adulterio svanisce: il passato diviene semplice rievocazione di storie favolose.
Il tono. Le iterazioni
La prosa è semplice, nitidamente punteggiata.
Le frasi brevi.

Da Christian Bobin una donna in fuga

Ti racconto un libro
Christian Bobin, Folli i miei passi
Traduzione di Maddalena Cavalleri
Edizioni Socrates, pp. 108, euro 10

Ivan Selloni
Un lupo, un angelo dai capelli rossi, un omone di nome Bach: sono gli unici compagni nelle fughe di Lucie. Figlia di circensi, cresciuta tra clown, funambole e domatori, Lucie scopre l’amore a tre anni dormendo tra le braccia di un lupo in gabbia; da quel momento cominciano le sue fughe che la portano a sposarsi, divorziare e cambiare continuamente città.
Scritto in prima persona, sembra di leggere un diario personale per l’aspetto tipografico e per lo stile. Brevi capitoli senza titolo che seguono il flusso continuo dei pensieri sugli avvenimenti della vita scoprendo il mondo interiore della protagonista. Lo stile apparentemente semplice, viene arricchito da un uso sapiente della punteggiatura che scandisce le frasi seguendo il ritmo del cuore e delle emozioni. La parola acquista un valore profondamente evocativo costruendo immagini personali con le quali la protagonista dà vita ai suoi pensieri.
Le uniche soste durante questo infinito viaggio sono per chiudersi in una stanza d’albergo sperduto nelle foreste dello Jura e trovare solitudine e silenzio immersa nei quali la penna può attingere l’inchiostro per riempire una pagina bianca.
Un romanzo di formazione che racconta la fuga infinita dagli ostacoli verso la scoperta dell’amore per la vita e per la propria libertà. Un viaggio vissuto e raccontato con la sensibilità e il ritmo della poesia.

giovedì 19 dicembre 2013

Pasolini e il discorso di Cefis: storia di un'ossessione

Antonello da Messina,
Salvator Mundi
G. Luca Chiovelli

Il discorso di Eugenio Cefis a Modena (cliccate qui per scaricare; quindi estraete i file con winrar o simili)

A volte nelle tele di un pittore, anche sommo, appaiono dei pentimenti.
Il pentimento è un ripensamento: un cambio di prospettiva: una linea di fuga, la posizione di una mano, il contorno di un naso, la rielaborazione d'uno sfondo.
Il pentimento può essere più o meno evidente. Nell'opera a sinistra, di Antonello da Messina, si scorge un pentimento nella mano benedicente, vicino alla scollatura del Cristo.
I pentimenti dicono molto sulla tecnica e sulla psicologia dell'artista.
In Pasolini essi parlano della sua onestà intellettuale.
Pasolini, a cavallo fra Sessanta e Settanta, operò dei pentimenti nel proprio pensiero.
Pasolini fu soprattutto un fenomenologo. Un dilettante di genio. Osservava. Le persone, la società, i comportamenti minuti; soppesava le reazioni; spaccava le parole come noci per osservarne i contenuti nascosti; per tale lavorìo, implacabile e continuo, si servi di tutti i campi intellettuali: linguistica, semiologia, sociologia; cinema, poesia, teatro; Karl Marx studiò il capitalismo sul campo, in Inghilterra; Pasolini non fu da meno: si immerse nella vita a lui contemporanea, a tutti i livelli; non gli fu estraneo il ripugnante, lo scomodo. Sono uomo: nulla di ciò che è umano mi è indifferente, scrisse Terenzio Africano. E lui non si sottrasse a tale compito.
I risultati di tale indagine lo atterrirono. E ne cambiarono il punto di vista. Pasolini si pentì.

Autoritratto di editore: la storia di E/O in cinque titoli

Un po' a sorpresa, ma forse no, gli incontri del ciclo Autoritratto di editore sono sempre molto affollati. Evidentemente i lettori monteverdini apprezzano la possibilità di conoscere da vicino i “produttori” di libri, di ascoltare le storie nascoste che si sviluppano intorno a molti titoli, il racconto delle attese disilluse e delle sorprese felici di cui ogni casa editrice è ricca. Per allargare la partecipazione anche a chi non ha potuto assistere alle conversazioni, cominciamo a pubblicare da oggi alcune brevi note sul ciclo, partendo dal primo incontro, quello con Sandra Ozzola Ferri e Sandro Ferri, della casa editrice E/O. Ecco i cinque titoli attraverso i quali gli editori hanno raccontato il percorso della loro casa editrice:

Bohumir Hrabal, Ho servito il re d'Inghilterra: Non il primo titolo pubblicato, ma uno dei primi, al tempo in cui i Ferri, intuendo - ben prima del crollo del Muro di Berlino - i fermenti che circolavano oltre la cortina di ferro, hanno deciso di proporre ai lettori italiani testi provenienti dall'Europa dell'Est. Come Hrabal, appunto, o come la tedesca Christa Wolf.

Jean-Claude Izzo, Casino totale: L'apertura verso quello che sarebbe diventato un altro filone importante della casa editrice, il noir mediterraneo, e insieme la proposta di un autore a proposito del quale non è solo un cliché parlare di "culto" da parte dei lettori.

Alice Sebold, Amabili resti: Un bestseller (anche se non paragonabile a quello che sarebbe venuto in anni più recenti con L'eleganza del riccio di Muriel Barbery), ma soprattutto la dimostrazione che anche a ovest E/O ha saputo muoversi con grande intelligenza, basti pensare che, oltre a Alice Sebold, sono usciti libri di Alice Munro, Joyce Carol Oates, Thomas Pynchon, Mordecai Richler, Edna  O'Brien.

Elena Ferrante, Storia del nuovo cognome: Da quando è uscito il suo primo libro, I giorni dell'abbandono, la misteriosa scrittrice, caparbiamente decisa a non rivelare la sua identità, ha rappresentato uno dei nomi di maggiore rilievo nel catalogo della casa editrice. E adesso le sue opere, tradotte in inglese e pubblicate negli Stati Uniti dalla sigla Europa Editions che i Ferri stessi hanno fondato, hanno ricevuto elogi incondizionati anche dalla critica americana.

Eric-Emmanuel Schmitt, La giostra del piacere: Una copertina rossa e sgargiante per l'ultimo testo, appena uscito, del romanziere-filosofo che si è fatto conoscere con Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (anche film fortunato con Omar Sharif). E' lontana la grafica elegante e sobria della prima edizione di Ho servito il re d'Inghilterra. Ma è lontano anche il clima editoriale in cui quel libro è stato pubblicato. E forse la qualità più importante dei Ferri è sempre stata quella di cogliere, anticipandolo, lo spirito del tempo.

"Sogno, dove sei ora?". Quattro poesie di Emily Brontë

G. Luca Chiovelli

Emily Jane Brontë (Thornton, 30 luglio 1818 – Haworth, 19 dicembre 1848).
Ci sono oceani, mari, mari interni, mari aperti all'oceano, mari quieti, burrascosi, e torrenti, laghi, laghi alpestri, vulcanici, paludosi; Emily Brontë è un piccolo lago, circoscritto, quieto e profondo, che, spesso, qualcuno confonde con altri laghetti simili. Una falsa impressione. Sono quegli altri che assomigliano a lei. Perché Emily Brontë è un paradigma, un modello dell'artista moderno. Una prefigurazione accecante, completa. E la conferma di ciò che abbiamo detto a proposito di Baudelaire, Dickinson o Kavafis.
Doppia conferma.
La prima. Chi scrive, da almeno cinque secoli, lo fa da una posizione sempre più secondaria, nascosta, irrilevante; eccentrica rispetto al fragore della corrente vitale dell'umanità. Lo scrittore (l'artista in genere) è un decadente; da quando, cioè, la poesia divenne l'ancella sempre meno tollerata della vita vera. Non c'era bisogno delle mattane di Oscar Wilde o dei teppismi di D'Annunzio per persuaderci. Emily fu una decadente. La sua opera consiste in un romanzo e in duecento poesie, scritte su quadernetti, in sotterfugio, lontano dai clamori del secolo; lei chiamava la sua produzione 'l'opera', perché non tollerava qualsiasi riferimento biografico che potesse rivelare la propria personalità. Emily Brontë, se avesse potuto, sarebbe scomparsa addirittura, l'intera esistenza assorbita da un romanzo e da duecento poesie. Vita e arte coincidono, disse il maestro del Decadentismo, e cosi è. Niente allori, né monumenti più duraturi del bronzo per Emily, solo i rari frutti di un'esistenza minuscola, ignorata da un mondo troppo preso dalle cure quotidiane.
La seconda. Per creare poesia occorre crearsi una potente predisposizione dell'animo, una lente particolare traverso cui trasfigurare tutto ciò che si vede. Come si arriva a tale predisposizione? Per innata inclinazione spirituale, forse. Oppure per caso, grazie alle sorti biografiche. Chissà quante Emily sono nate nel mondo, con lo stesso genio, la stessa sensibilità e non hanno scritto nulla. Perché non erano abbastanza istruite, o avevano altri padri e madri, oppure non soffrirono certi lutti e non vissero affacciate sulla brughiera, oppure, incredibile, perché il padre non regalò soldatini al proprio fratello.
I soldatini. Questa è da spiegare.

mercoledì 18 dicembre 2013

La gentilezza non fa mai danni

Enza Bertoni 
Continua il diario di Monteverdelegge bambini.
Ci sediamo tutti intorno, i bimbi per terra, in circolo, e cominciamo la nostra avventura pomeridiana attraverso la lettura del Gigante egoista di Oscar Wilde.
Dopo aver letto, la parola passa ai bambini, e mi rendo conto che ripercorrendo le pagine, parole quali : gentilezza, solidarietà, generosità, appartengono alla morale dei bambini.
Ecco che i bimbi attraverso la fantasia, l'immaginazione utilizzata, si liberano, chiedendo di intervenire, per dimenticare i soprusi, che il Gigante egoista ha fatto ai loro coetanei nella favola.
Tutto però si mescola alla realtà, alla loro realtà quotidiana e allora quelle manine alzate e quelle bocche rigurgitano di : "con la gentilezza e la generosità si possono regalare le cose agli amici !" Damiano.
"con la solidarietà si hanno tanti amici !" Valeria.
"la gentilezza non fa mai danni !" Viola.
"Il gigante diventa buono e generoso facendo felici tutti i bimbi !" dice Agata.
Rinunciare alla fantasia sarebbe rinunciare al nostro contatto con la realtà.
I bambini lo sanno bene.
La promozione alla lettura si fa anche così con considerazioni  che all'apparenza sembrano semplici, ma che si ampliano e si estendono in una reciprocità morale.
A volte diamo tutto per scontato, finché, magari, attraverso le favole affrontiamo tutta una gamma di emozioni, che partecipano alla costruzione di una coscienza.
Evviva !!! Stiamo facendo la cosa giusta.

martedì 17 dicembre 2013

Un simpatico test di Natale: di che sinistra siete?

Un piccolo test natalizio, da girare a parenti e conoscenti, per valutare il vostro gradiente di sinistrosità. Oggi, alle soglie del 2014.
Non barate: il test è molto preciso se le risposte sono sincere.
Rispondete con trasporto, senza pensare troppo, come nei test di Rorschach.
Se vi sentite offesi da alcune considerazioni nel corpo del testo dovete aggiungere 2 punti-permalosità alla somma finale.
Se non vi riconoscete nel giudizio conclusivo avete barato oppure siete degli ipocriti.

1. Presso l'elitario Club Bilderberg vengono decise le rovine economiche di parecchie nazioni. Chi, fra Tommaso Padoa Schioppa, Giulio Tremonti, Gianni Riotta, Mario Draghi ne ha fatto parte?

A) Tommaso Padoa Schioppa
B) Tutti e quattro
C) Giulio Tremonti
D) Gianni Riotta

2. I cani sono:

A) I migliori amici dell'uomo
B) Utili viventi al servizio dell'umanità
C) Esserini puffolosi
D) Fastidiosi botoli che intralciano il footing a Villa Pamphili

3. In autobus un tizio brizzolato, giacca scura, occhiali e aria losca, sbircia le gambe di una ventenne in hot pants. Voi che pensate?

A) Sempre meglio che leggere gli inserti di Repubblica
B) Residui del sistema patriarcale
C) E' una violenza, pur tacita
D) La carne è carne

Pratiche quotidiane di solidarietà e di amore


Ti racconto un libro
Letizia Paolozzi, Prenditi cura, et al.
pp. 80, euro 9
Daniela Lasorsa

Il saggio di Letizia Paolozzi parte da un testo, La cura del vivere del Gruppo del mercoledì, pubblicato su “Leggendaria”, n. 89, settembre 2011, che viene riportato alla fine. Il libro fa un resoconto ragionato e selezionato degli incontri, a volte di sole donne, altre volte misti, sul tema della cura. Cura che non è dipendenza, né subordinazione, tutti i rapporti umani sono di interdipendenza. Citando Hannah Arendt: “il senso di libertà non equivale all’indipendenza da tutto e da tutti”. O anche: “La troppa libertà, senza legami, senza relazioni ti consegna alla solitudine”
Gli incontri che vengono riportati sono diversi, diversi i linguaggi e diverse le parti d’Italia in cui si svolgono. Il luogo dell’incontro spesso viene descritto in modo poetico e dà sapore e vivacità al tema. A Torreglia. si arriva attraverso una campagna distesa e i colli euganei luminosi alla Casa delle Suore Salesie, dove l’incontro è organizzato dal gruppo Identità e Differenza. A Reggio Emilia, è il gruppo “6donna”a riunire i partecipanti in un ambiente umido e poco accogliente. A Correggio, la serata è calda, si vive il senso della comunità dove “non solo è permesso, ma è addirittura richiesto essere persona”.