sabato 31 agosto 2013

Parola di Capitano / 31


Nota: con questo Post scriptum si chiude, insieme al mese di agosto, il romanzo a puntate Parola di Capitano, proposto agli amici di monteverdelegge come lettura estiva. Ma il libro, naturalmente, resta in rete, e chi lo vorrà trovare, o ritrovare, non avrà che da andare alla prima puntata e seguire poi il ritmo dei giorni. 

Franca Rovigatti

POST SCRIPTUM, 31 agosto 2013

Sono passati più di dieci anni, signori.

Quella fu una serata epocale, fredda gelida ma anche felice, rammentate?

Confido che ci siate più o meno tutti, ancora. E che ancora vogliate ascoltarmi.

Riprendo dopo tanto tempo il discorso, perché credo sia giusto dirvi qualcosa: quello che voi allora volevate sapere e che io, allora, non vi dissi.

Ora, sì, ora mi sento in dovere di rispondere alla domanda che più di dieci anni fa alcuni di voi mi fecero. Chiedevate di me, vi ricordate? In realtà temevo di spaventarvi.

venerdì 30 agosto 2013

Addio a Seamus Heaney

Per ricordare il grande poeta irlandese Seamus Heaney, scomparso poche ore fa, vi proponiamo alcuni link fra le pagine a lui dedicate in rete, a partire dalle due poesie tradotte da Paolo Febbraro e già pubblicate nel nostro blog. Ideale punto di avvio è un bel video rintracciabile nel sito della Rai, dove lo stesso Heaney parla del mistero della poesia con una semplicità profonda, che è di pochi. Oltre alla inevitabile e completissima scheda di Wikipedia (versione inglese), può essere utile, per rintracciare altri dati bio-bibliografici, la pagina che la Poetry Foundation ha dedicato al poeta, insignito del Nobel per la letteratura nel 1995 (il sito del premio offre tra l'altro diversi materiali interessanti, incluso il breve ed efficace banquet speech di Heaney). Ma un percorso sull'opera di un poeta deve soprattutto fondarsi sui testi. Molte poesie di Heaney si possono leggere, in originale, nella sezione che gli riserva Poem Huntersi troverà tra l'altro  A Kite for Aibhín, ispirata all'Aquilone di Pascoli, Digging e Rite of Spring. In italiano, poesie scelte tradotte e curate da Erminia Passannanti, complete di una nota critica, nel sito Poiein.

Parola di Capitano / 30


Nelle puntate precedenti: con una grande festa di fidanzamento siamo arrivati (vedi sotto) ai titoli di coda, ma non è finita...

Franca Rovigatti
TITOLI DI CODA
Insomma, ma perché mi trattenete ancora? Ve l’ho detto che è finita!
Riempite di improbabili zecchini le tasche dei poveri e fatta quadrare ogni possibile geometria amorosa, questo, non c’è dubbio, è il LIETO FINE!
Non lo riconoscete?
Ci riprovo, guardate:

THE END
Ma perché strillate? Che volete ancora?

Un attimo, per favore (sento gridare): e il libro? L'ha poi finito, Teo?
Giusto, il libro! Teo ha concluso la stesura in un mese. Il romanzo, pubblicato su nella capitale da un noto editore, ha avuto recensioni favorevoli, è stato in cima alle classifiche di vendita per mesi e lo scorso giugno ha anche vinto il Maga, uno dei più prestigiosi premi letterari del paese.

giovedì 29 agosto 2013

Storia, breve, dell'ocazzo


"Giornalisti itecaquani lo andavano intervistare a Palazzo Chigi, le sue rare opinioni, ghiotti ghiotti, le annotavano in un'agendina presto presto, da non lasciarne addietro un solo micolo. Le opinioni del mascelluto valicavano l'oceano, la mattina a le otto ereno già un cable, desde Italia, su la prensa dei pionieri, dei venditori di vermut. "La flotta ha occupato Corfù! Quell'uomo è la Provvidenza d'Italia." La mattina dopo er controcazzo: desde la misma Italia. Pive nel sacco: e le Magdalene, dài a preparare Balilli a la patria".
Un estratto da Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana, quando un duce gradasso (incistato a Palazzo Chigi) annuncia le magnifiche sorti della guerra in territorio greco, dove i nostri eserciti sono invitti a colazione e mostrano le chiappe in ritirata il mattino seguente.
Triplo aggancio con l’attualità: la sempiterna politica agostana dell’annuncio irreversibile e roboante, celebrato in pieno giorno dagli itecaquani e smentito a lume spento, quando nessuno ascolta più; il riferimento a Via Merulana, recentemente beneficata da una (contrastata) pedonalizzazione di Via dei Fori Imperiali; l’accenno alle regine del Mediterraneo, Italia e Grecia, allora ridotte a una guerra fratricida e oggi a pezze da piedi dell’Europa -quell’Europa di cui hanno fondato il pensiero (tout court, concettuale, filosofico, scientifico, giurisprudenziale) e da cui ricevono vessazioni inutili, sadiche, poliziesche. D’altra parte in Oriente non stanno meglio: l’asse del male pro-Siria (quel nome così evocativo: Damasco …) consta di Iran (la Persia!), Cina (il favoloso Catai) e Russia, la magica terra di confine fra il sol levante e il tramonto (fra Asia ed Europa; Europa deriva da accadico erebu, terra del tramonto). L’Afghanistan, una delle centrali di irradiazione della civiltà occidentale, e l’Iraq (Babilonia), sono già rase al suolo.
Si muove alla distruzione delle terre del passato, quelle che ci hanno donato i concetti e le parole per comprendere la realtà: un segno apocalittico.
Una cometa maligna muta la rugiada in sangue, Amleto, e sì, il tempo è fuor di sesto.
Ma non è di questo che volevo parlarvi, anzi. Stavo astutamente circonloquendo per arrivare alla parte nascosta dell’articolo. Eccola finalmente.


Parola di Capitano / 29


Nelle puntate precedenti: "L’incantesimo operato dalla parola ‘amore’ riempiva, finalmente!, un vuoto infinito, una voragine, un buco del cuore"...

Franca Rovigatti
IL TESORO
La rabbia sparì tutta dalla mente di Teo, spazzata via dalle fresche manine che gli spolveravano l'anima.
Svolazzava intorno all’abbraccio dei nuovi amanti una parola che, per quanto antichissima, si sentiva appena nata. Ch'era appena sbocciata fuori, tenera, da un freddo guscio calcareo. Benediceva e ridacchiava, ingenua e burlona. Parola con consonanti sanguigne e robuste, che spingevano Alice tra le braccia tremanti dell'amante. Con vocali alate e grassocce, che si rincorrevano tra le bocche, facevano il solletico tra i capelli, sotto i lobi.
Amore! Amore, amore!

Intanto Sommaire e Giona avevano aperto l’armadio di Teo alla ricerca di panni per il Capitano: detentore ormai di una testa che faceva ammontare il totale della sua altitudine sul livello del suolo a quasi due metri. E' vero che c'era ancora poco da coprire, un uccello e due alluci. Tuttavia, Giona aveva espresso il desiderio di vedersi uscire il collo da una bella camicia. Ma i lisi completi di Teo erano stati confezionati nelle più scadenti fabbriche taglia e cuci della regione, famose per la cattiva qualità del tessuto e per il pessimo taglio. E tutti taglia small...
Sommaire salì a frugare nei ripiani alti dell'armadio in corridoio. Là, tra la vecchia Enciclopedia dei Ragazzi (cui mancava da sempre il terzo volume), tra la plastica incrostata di un areosol mai restituito alla Farmacia Stenti (via del Plebiscito), le sue mani incrociarono un voluminoso pacco avvolto in vecchi giornali.

Di Paolo, due personaggi in cerca di vita

Paolo Di Paolo, Mandami tanta vita
Narratori Feltrinelli (2013), pp. 158, euro 13
 
Leda Fonti
“Mandami tanta vita” è quanto chiede Piero in una delle sue lettere alla giovane moglie lontana. Infatti è la forza vitale che vien meno ogni giorno di più a Piero Gobetti, personaggio storico, giovane giornalista, intellettuale e politico antifascista, costretto all’esilio in Francia ed afflitto da problemi di salute.
Siamo negli anni ’20, Piero è una mente brillante, ha fondato e dirige delle riviste letterarie, è colto e intelligente. Esile e delicato, una figura quasi evanescente, un nugolo di biondi capelli ricciuti e un paio di occhialini tondi sulla punta del naso. Occhialini che vengono ripetutamente spezzati dalla mano pesante dei picchiatori fascisti. Alla fine, per continuare la sua attività di editore, si risolve a lasciare una Torino fredda, umida e distaccata, con quella sua aria regale appesantita dall’atmosfera plumbea del regime. E a lasciare l’amatissima moglie Ada e il neonato figlio Paolo. Piero è un uomo fisicamente fragile, la sua salute cagionevole peggiora nel suo esilio parigino, ma è un combattente che crede fermamente nel “volere è potere”, tanto da convincersi che ritornerà in forze solo perché lo vuole fortemente.
Moraldo incontra Piero per la prima volta in un’aula universitaria e la sua prima reazione è di antipatia per questo ragazzo un po’ troppo sicuro e pieno di sé.

mercoledì 28 agosto 2013

Parola di Capitano / 28


Nelle puntate precedenti: amorevolmente Sommaire e il Capitano guariscono Alice (e il Capitano, intanto, continua a prender corpo).

Franca Rovigatti
OMNIA VINCIT AMOR

Se è per quello, Teo ci aveva anche provato. Ma non c’era stato verso. Non c'era riuscito, a riposare.
La piega che avevano preso le cose non gli piaceva affatto.
Andava avanti e indietro per i pochi metri della cucina come un lupo in gabbia.
Trovava scandaloso l'esperimento. Inutilmente schifoso. Non riusciva a immaginare come potesse risultare utile. Una botta di esibizionismo gratuito. Chi l'avrebbe detto: Sommaire! E il Capitano: che lui stimava tanto!
Ogni suono che proveniva dallo sconcio talamo, ogni gemito, ogni lamento e guaito gli accresceva la furia.
Quelle due ore durarono per Teo una settimana. Una settimana lunga, di quelle che non passano mai.

Infine, la dannatissima porta si aprì.

Nell'anno 2142, tra fantascienza e filosofia

Alex Cantarelli, 2142
Edizioni Ensemble, pp. 115, euro 12

Maria Teresa Iannitto

2142 è il titolo di un volumetto che raccoglie alcuni racconti ambientati nel mondo del futuro.  L’autore è Alex Cantarelli, regista, autore teatrale e musicista, che in questa occasione si cimenta per la prima volta con un opera letteraria.
L’accattivante copertina e l’ambientazione delle storie narrate spingono in prima lettura a incasellare  il libro nel genere fantascientifico. Eppure risulta riduttivo assegnare il volume ad  una categoria precisa,  perché esso si presta a molteplici approcci di lettura. Una tecnologia altamente sviluppata regola e semplifica il mondo degli umani che vivranno tra un centinaio d’anni e più: questo è l’elemento fantascientifico che accomuna i diversi racconti, ognuno dei quali ha un titolo formato da una lettera puntata o da una sigla. Ma appare subito evidente che nel tessuto del racconto emergono riflessioni che scaturiscono da una riflessione sul presente, nonché da esperienze di  studio e vita vissuta. 

martedì 27 agosto 2013

Parola di Capitano / 27

Nelle puntate precedenti: 
si fa festa, ma Alice piange...


Franca Rovigatti

IL COMBATTIMENTO
Consiglio di guerra in cucina.
Il Capitano credeva che le parole assassine fossero in agguato. Certo, disse, lo sentivano che la preda si dibatteva. Avevano fatto un buon lavoro, con lei: anni e anni di fascinazione, e ora se la volevano portare a casa. Magari, chissà, dall'altra parte, in quello stesso momento, stavano tenendo un consiglio di guerra simmetrico al loro, preparando strategie e munizioni...
Le decisioni furono. Primo, che Alice non dovesse mai essere lasciata sola. Poi, che bisognava prepararsi al prossimo assalto, prevedere le mosse del nemico. Quali parole avrebbe messo in campo? Bisognava preparare Alice ad un attacco, per esempio, di 'eterno', 'infinito', 'morte'. E perché non di 'male', ‘crudeltà’? I nostri presero il vocabolario, l'enciclopedia e il lessico. Studiarono e si segnarono radici, contesti, etimi. Di ogni parola ricostruirono la storia lontana e vicina, le trasformazioni, le derivazioni, gli usi. Misero insieme un arsenale consistente in circa un centinaio di lemmi. Avevano scelto le parole che apparivano le più estreme. Le più dense ed esperte.

Cenarono cercando di parlare d'altro. Ma la conversazione ricadeva sempre lì, come lingua che batte in bocca cariata.
Ma poi Sommaire se ne uscì: "Forse le ci vorrebbe un po' di amore, ad Alice. Le parole trovano tanto spazio dentro di lei perché non ha amore...".

Avvolgente, irraggiungibile Mabel

Luca Ricci, Mabel dice sì
Arcipelago Einaudi, pp. 144, euro 12,50
 
Patrizia Vincenzoni
In epigrafe la formula "Preferirei di no" di Bartleby, lo scrivano, opera di Hermann Melville, fa da contrasto al titolo affermativo del romanzo: come a dire la difficoltà a stabilire un punto d'incontro fra prospettive diverse.
Mabel dice sì  si avvale di una scrittura esangue, ridotta all'osso ma estremamente efficace, quasi ipnotica, smembrante, capace come poche di mettere a nudo pensieri e sentimenti delle figure ritratte. L'effetto che tale scrittura produce è quello di tenere viva l'attenzione anche perché accadono continuamente fatti nel luogo dove si svolge il romanzo, lo spazio apparentemente angusto della reception di un albergo in una città di provincia, che poi si intuisce essere Pisa.
La trama: un pianista, studente del conservatorio, accetta di lavorarare, inizialmente nei fine settimana, come portiere di notte per arrotondare gli introiti e portare a termine gli studi: la narrazione è costruita unicamente sulla sua voce e sulle vicende che vedono Mabel protagonista,  collega che conosce  durante il primo turno di lavoro.

lunedì 26 agosto 2013

Parola di Capitano / 26


Nelle puntate precedenti: Teo ama Alice, il Capitano ha finalmente un corpo (o almeno alcune sue parti)

Franca Rovigatti
L’ALLEANZA

Si fece festa e bisboccia, si brindò col caffé. Alice si dichiarò entusiasta della scrittura di Teo (il che accese qualche palpito di speranza nel cuore del nostro).
Sommaire scherzò sulla rivalità tra scrittura e amore: dichiarando di tenerci molto (e sottolineò molto), ad andare avanti lei (e sottolineò lei) nell'incarnazione di Giona.
Giona la rassicurò che mai, nel suo corpo e nel suo cuore, avrebbe avuto rivali.
E insomma, fu una gran bella festa, in cui tutti si capivano, parlavano lo stesso linguaggio e sembravano volere le stesse cose.

Ma Teo amava Alice. E cioè, se ancora non lo sapete, voleva soprattutto il suo bene.
Così introdusse il tema della sua stranissima malattia.

La "scrittura asemantica" (asemic writing)

appelMarco Giovenale
Da non poco tempo, da quasi due decenni ad esser precisi, una linea di confine fra testualità e arte contemporanea è più distintamente visibile, percorsa e fatta propria da molti artisti e da autori di testi sperimentali. Si tratta della scrittura asemantica, o prima ancora, in inglese, asemic writing (inganna il dizionario che assegna ad “asemic” tutt’altro significato).

Di che si tratta? Sono glifi, grafie e calligrafie, alfabeti, materiali visivamente riconducibili all’area formale della scrittura, che però non fanno riferimento ad alcunché di noto o decifrabile, ad alcuna vera lingua, a nulla che trasmetta significato (senza tuttavia, per questo, esimersi dal trasmettere senso). Le radici di questa pratica arretrano al secolo passato. Specie con Alphabet e Narration (1927) Henri Michaux avviava una sua esplorazione – poi ininterrotta – del territorio. Nel 1947 e a varie riprese successivamente, con le Scritture illeggibili di popoli sconosciuti, Bruno Munari aveva giocato con alfabeti enigmatici o alieni (pagine riassuntive e felici si leggono e osservano in Codice ovvio, fra l’altro). Nei decenni successivi Christian Dotremont, Brion Gysin, León Ferrari, Mira Schendel, Mirtha Dermisache e moltissimi altri artisti avrebbero ancor più sistematicamente battuto gli stessi sentieri.

domenica 25 agosto 2013

Parola di Capitano / 25

 Nelle puntate precedenti: Teo Marlo, lo scalcinato autore dal cui libro il Capitano Giona Missing è fuoriuscito, si scopre innamorato di Alice Molly Coniglio


Franca Rovigatti
PRESENTAZIONI

"Ah, no! Non complichiamo tutto, adesso..." disse Alice, i tratti impalliditi nell'ovale rigido: "Non mescoliamo i sentimenti... Te l'ho detto, Teo: i sentimenti io li riservo solo alla scrittura... Ora, poi, nel terribile frangente in cui mi trovo... Non posso distogliere..."
"Alice," interloquì Teo: "non ti chiedo di distogliere niente. Non ti supplico di amarmi. Ti sto solo dicendo che io ti amo. E’ una vita che ti sogno ogni notte. Una fanciulla uguale a te, nel bosco. Basta. A me basta di avertelo detto. Nulla aumenta o diminuisce l’amore per te, e la gioia che provo nell’amarti. Tranquilla... Ma adesso andiamo.Ti voglio presentare i miei amici."

Quando entrarono, l’appartamento brillava della gioia dell'amore appagato. Ogni angolo, ogni muro, ogni benedetto pavimento emanava luce.

L'incipit della domenica: Sull'oceano

Emigranti di oggi, emigranti di ieri...  
Edmondo De Amicis a bordo di un piroscafo diretto alla Merica: Sull'oceano, uno dei testi migliori dello scrittore ligure. 

Edmondo De Amicis 
Quando arrivai, verso sera, l’imbarco degli emigranti era già cominciato da un’ora, e il Galileo, congiunto alla calata da un piccolo ponte mobile, continuava a insaccar miseria: una processione interminabile di gente che usciva a gruppi dall’edifizio dirimpetto, dove un delegato della Questura esaminava i passaporti. La maggior parte, avendo passato una o due notti all’aria aperta, accucciati come cani per le strade di Genova, erano stanchi e pieni di sonno. Operai, contadini, donne con bambini alla mammella, ragazzetti che avevano ancora attaccata al petto la piastrina di latta dell’asilo infantile passavano, portando quasi tutti una seggiola pieghevole sotto il braccio, sacche e valigie d’ogni forma alla mano o sul capo, bracciate di materasse e di coperte, e il biglietto col numero della cuccetta stretto fra le labbra. Delle povere donne che avevano un bambino da ciascuna mano, reggevano i loro grossi fagotti coi denti; delle vecchie contadine in zoccoli, alzando la gonnella per non inciampare nelle traversine del ponte, mostravano le gambe nude e stecchite; molti erano scalzi, e portavan le scarpe appese al collo.